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Pd, iscritti in fuga: crollano le adesioni

Renzi contro Zingaretti: troppo ambiguo con M5s, non può fare il segretario

Pd, iscritti in fuga: crollano le adesioni

Roma - Il Pd prova a ripartire ma la macchina è ormai inceppata. I militanti sono in fuga e l'ultimo sondaggio Swg per La7 certifica ancora un calo di consensi (dal 16,9 al 16,3). A Torre del Greco, comune della provincia di Napoli, sono appena dieci - come riporta Il Mattino - i militanti che hanno rinnovato l'adesione ai dem nel 2018. Un crollo del 90% rispetto al 2017, anno in cui gli iscritti sono stati più di mille. Certo, ci sarà tempo fino al mese di gennaio 2019 per sottoscrivere la tessera del Pd ma il trend è in picchiata. E l'aria che tira al Nazareno non lascia intravedere una impennata di adesioni negli ultimi mesi. Il crollo di iscritti non riguarda solo la Campania ma anche altre Regioni. A cominciare dalla rossa Emilia Romagna: nella città di Imola le tessere sono crollate del 50%, passando dalle 2100 sottoscrizioni del 2017 alle attuali 1200. Un'emorragia di militanti che getta nello sconforto, profondo, i dirigenti del Pd. Con gli iscritti a picco anche la macchina congressuale è al palo. Il segretario Maurizio Martina ha promesso che le primarie si terranno prima delle elezioni europee. Primarie che vedono un solo candidato in campo: il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Su cui ieri sera Matteo Renzi ha sparato a zero. «Non può guidare il Pd, è troppo ambiguo verso il M5s», spiega l'ex premier.

In questo scenario, un congresso in tempi rapidi come auspicano molti pare un'impresa titanica. Ad oggi non è stato attivato l'iter per aprire la fase congressuale, che avviene con un passaggio in assemblea nazionale. Non c'è sul tavolo della direzione nazionale alcuna bozza di regolamento per le primarie. E soprattutto in tutte le Regioni i congressi sono fermi. L'unica eccezione è la Toscana dove è in corso la sfida nei circoli tra la renziana Simona Bonafè e Valerio Fabiani (area Zingaretti): il 14 ottobre si terranno le primarie. Mentre nelle altre regioni la guida delle federazioni regionali è affidata a segretari dimissionari. Lasciati in carica dopo il voto del 4 marzo e senza alcuna prospettiva di un congresso a breve. Il caos regna sovrano. E a gettare benzina sul fuoco ci pensa il governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca, folgorato sulla strada di Matteo Salvini, che da Facebook continua a bombardare il Pd: «Un partito che non dice nulla di concreto su sicurezza e lavoro non ha più alcuna funzione nel nostro Paese». Martina, un po' come Alice nel Paese delle Meraviglie, non si accorge dello sfacelo sotto i piedi e pensa alla manifestazione del 30 settembre contro il governo.

Sperando che non sia una manifestazione per pochi intimi.

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