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Pronto un altro Vietnam: perché il Pd trema davvero

Dopo il flop sul ddl Zan, il Pd rischia di incartarsi anche col ddl sull'eutanasia il cui esame dovrebbe partire in Aula a fine mese. Tutto il centrodestra frena sul tema

Pronto un altro Vietnam: perché il Pd trema davvero

Si complica l'iter di approvazione del disegno di legge sull'eutanasia. Il testo del provvedimento sarebbe dovuto arrivare alla Camera lunedì, ma l'approdo in Aula è stato posticipato di una settimana perché nelle commissioni competenti non è stata trovata la quadra.

Tra i giallorossi già si teme di subire un'ennesima sconfitta dopo quella subita sul ddl Zan, ma il deputato dem Walter Verini, membro della commissione Giustizia della Camera è convinto che il testo possa essere approvato definitivamente entro la fine di questa legislatura. “Il ddl Zan ha avuto quella sorte perché fin dall'inizio le destre non volevano una legge che riconoscessero dei diritti. Sul fine vita noi lavoriamo da un anno e su questo tema c'è una sentenza della Corte Costituzionale che impone al Parlamento di legiferare entro un anno. È un atto dovuto”, spiega a ilGiornale.it il parlamentare umbro che loda il lavoro portato avanti “con spirito responsabile e inclusivo” dal relatore Alfredo Bazoli. “Sarebbe una bella prova di maturità se il Parlamento riuscisse a fare il suo dovere anche perché i tempi tecnici ci sono”, assicura Verini che ricorda: “La legislatura finisce nel 2023 e, dopo l'elezione del Capo dello Stato, la legge sull'eutanasia può essere discussa e approvata”.

Il leghista Luca Paolini, però, mette già le mani avanti: “Non mi pare che, a dicembre, con il Covid che corre e con la legge di bilancio da approvare, l'eutanasia sia il problema principale del Paese. A mio avviso, trattare oggi questo tema, probabilmente, è un modo per sviare altri problemi come per le esempio la divisione a sinistra tra Pd e Renzi”. La deputata forzista Giusy Versace, responsabile del dipartimento Pari Opportunità del partito, precisa: “L'Europa ha chiesto al Parlamento di legiferare in materia e non siamo riusciti a esaminarlo bene. Certo, io non affronterei un tema così delicato ora, il 29 novembre, quando siamo soffocati da altre scadenze. Il fine vita è un tema che merita un'attenzione particolare che nel mese di dicembre non abbiamo”. Dai banchi dell'opposizione, la meloniana Maria Teresa Bellucci, membro della commissione Affari Sociali della Camera, assicura che FdI non vuole fare ostruzionismo, ma “affrontare il tema in modo serio e con un approfondimento puntuale perché stiamo parlando della difesa della vita e di prendersi cura delle persone che stanno attraversando l'ultima fase della propria esistenza”. Secondo la Bellucci, il provvedimento sul fine vita, proprio come il ddl Zan, è scritto male: “Ci sono termini – ci dice - che lasciano ampio spazio all'interpretazione e che nulla hanno a che fare con il rispetto delle la dignità delle persone che si trovano in una fase così difficile della propria esistenza. Noi, pertanto, vogliamo solo porre rimedio alle storture presenti in questa proposta di legge”.

Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, stavolta sembra non avere dubbi: “L'Iter parlamentare potrà avere l'evoluzione che vogliono, ma l'esito sarà quello del ddl Zan. Non ci sono le condizioni per l'approvazione di una legge che sarebbe di stampo radicalizzante e di cui l'Italia non sente alcun bisogno”. Secondo Adinolfi “è ovvio che non ci sono i tempi tecnici per approvare l'eutanasia” e, pertanto, questo ddl “serve solo per creare il brodo di cultura per spiegare che questa legge è ineludibile e fondamentale”. La verità è che “gli italiani non hanno la cultura del fine vita, anzi hanno il desiderio di far vivere i propri genitori anche per un'ora in più.

Basterebbe farsi un giro tra gli hospices per capirlo, ma Cappato fa più esperienza di salotti più che di sofferenza”.

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