Politica

Il Pd si tiene pronto per il voto anticipato

Zingaretti non completa la segreteria. Lavora a programma e candidature

Pasquale Napolitano

Grillini a testa bassa contro renziani. E al Nazareno si respire aria di campagna elettorale.

L'ex ministro M5s Barbara Lezzi lancia un attacco contro Teresa Bellanova, responsabile dell'Agricoltura e plenipotenziaria di Italia viva al governo, e scatena la bagarre nell'aula della Camera, dove era in corso la votazione sul Bilancio. «Se è vero - scrive su Facebook la Lezzi - che Teresa Bellanova ha intenzione di distrarre dagli agricoltori 40 milioni di euro a favore di Gal e Dajs è bene precisare che il suo segretario particolare ne è amministratore. Non va affatto bene». Le opposizioni colgono la palla al balzo e attaccano. «Vorremmo che il ministro Bellanova venisse a spiegarci, perché il fatto attiene alla Legge di bilancio ed è di una gravità enorme», dice Riccardo Molinari (Lega). Stessa richiesta dal capogruppo di Fdi Francesco Lollobrigida.

Insomma, nella maggioranza si litiga su tutti i fronti. E il Pd si prepara. Michele Meta, il capo della segreteria politica di Nicola Zingaretti, ha presto il posto di comando: da giorni incontra dirigenti e segretari regionali per avere un quadro chiaro in caso di urne anticipate. Meta raccoglie spunti e richieste di parlamentari (ex), consiglieri regionali e amministratori locali. Iniziando a mettere punto una bozza delle liste dem nelle Regioni. Incastrando nomi e correnti. L'obbiettivo del lavoro di Meta è essere pronti in caso di strappo.

Il secondo indizio che il Pd non esclude del tutto le elezioni anticipate è la decisione del leader del Pd Zingaretti di non completare la segreteria nazionale. Al vertice del partito andrebbero sostituiti i dirigenti dem entrati nell'esecutivo. A cominciare dal ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli. Per ora Zingaretti vorrebbe soprassedere. Non c'è fretta di completare la squadra. All'orizzonte c'è il rischio di andare al voto nel 2020. La priorità è un'altra: allestire liste forti per essere competitivi nella sfida con il centrodestra. Il terzo indizio è l'accelerazione su Giuseppe Conte: Zingaretti ha praticamente aperto la strada, provocando la dura reazione dei renziani, all'investitura di Conte come candidato premier della coalizione di centrosinistra. C'è la richiesta di una lista Conte in caso elezioni anticipate. Il segretario dem ha ribadito un concetto: il capo dell'esecutivo non sarà un candidato in quota dem. Ma dovrà portare il suo contributo, in termini di parlamentari e candidature, alla coalizione. Strada su cui il presidente del Consiglio sta iniziando a muovere i primi passi.

Tre mosse che rendono concreto lo scenario di un voto prima della scadenza naturale della legislatura. «Oggi per un domani. Prima le persone, una nuova agenda di governo» è il titolo di un seminario che il Pd sta organizzando per il 13 e 14 gennaio. L'appuntamento lanciato dal segretario, a quanto si apprende da fonti parlamentari Dem, servirebbe per approfondire le proposte programmatiche che il Pd presenterà al tavolo di governo. La convocazione del congresso è invece una mossa suggerita da Goffredo Bettini. «Sarà un congresso rifondativo», spiega una fonte dem. C'è l'accordo su una candidatura unitaria di Zingaretti. Mentre la fase congressuale servirà a riaprire le porte del Pd ai bersaniani confluiti in Leu. Il congresso punterà a fissare i paletti per una nuova alleanza politica che possa andare al M5s ai socialisti.

E poi bisognerà sciogliere il nodo dell'intesa con Italia Viva e Azione di Carlo Calenda.

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