Cronache

Pedofilia, agenti in Vaticano per Pell

Il cardinale prefetto interrogato dalla polizia australiana rischia l'accusa

Pedofilia, agenti in Vaticano per Pell

Roma - La polizia australiana si è recata la scorsa settimana in Vaticano per interrogare il cardinale australiano George Pell, prefetto della Segreteria per l'Economia, per le accuse di abusi sessuali su minori. Un portavoce del porporato ha confermato, in una nota ufficiale, che Pell «si è presentato volontariamente alla polizia di Victoria per essere interrogato. Il cardinale respinge tutte le accuse di abusi sessuali e continuerà a collaborare con la polizia australiana finché l'indagine non sarà conclusa. Il cardinale non ha intenzione di rilasciare ulteriori commenti». Anche gli investigatori confermano la missione in Vaticano: «Tre agenti di Victoria sono giunti a Roma si legge in una nota della polizia gli esiti dell'interrogatorio hanno spinto verso la continuazione delle indagini. Per il momento non ci sono altri commenti».

Da mesi la polizia australiana indaga sulle accuse di abusi sessuali su minori che Pell avrebbe compiuto negli anni '70 e '80, quando era semplice prete a Ballarat (sua città natale), e nei confronti di un ragazzino del coro della cattedrale di St Patrick negli anni '90, quando era vescovo di Melbourne. Il porporato, una delle pedine più importanti del pontificato di Francesco, rischia l'incriminazione formale nel suo Paese in seguito a due denunce presentate da ex studenti che riguardano fatti accaduti nel 1978-1979. Si tratta di Lyndon Monument che ha affermato di aver taciuto fino ad ora a causa del «potere» del cardinale e di Damian Dignan, che sui social network esprimono soddisfazione per le indagini in corso:. «Siamo solo all'inizio».

Altro filone è quello che riguarda le accuse rivolte a Pell di aver insabbiato le accuse di abusi compiuti da altri sacerdoti a Ballarat quando l'alto prelato era all'inizio della sua carriera episcopale. Sia per queste accuse che per quelle più recenti, il collaboratore di Papa Francesco ha deciso di non avvalersi della immunità diplomatica vaticana e rispondere alla giustizia civile, comparendo, a febbraio scorso, davanti alla Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse (Commissione reale sulle Risposte istituzionali agli Abusi sessuali sui Minori), in collegamento video da Roma.

«Penso che il Papa sia sicuramente informato, e non c'è nessun commento vaticano, del resto il Papa aveva già commentato in aereo lo scorso luglio», ha affermato il portavoce vaticano Greg Burke. Di ritorno dal viaggio in Polonia il Pontefice aveva affermato: «Le prime notizie arrivate erano confuse. Erano notizie di 40 anni fa e neppure la polizia ci aveva fatto caso in un primo momento. Una cosa confusa. Poi tutte le denunce sono state presentate alla giustizia e in questo momento sono nelle mani della giustizia. Non si deve giudicare prima che la giustizia giudichi. Se io dessi un giudizio a favore o contro il cardinale Pell, non sarebbe buono, perché giudicherei prima. È vero, c'è il dubbio. E c'è quel principio chiaro del diritto: in dubio pro reo. Dobbiamo aspettare la giustizia e non fare prima un giudizio mediatico, perché questo non aiuta. Il giudizio delle chiacchiere, e poi? Non si sa come risulterà. Stare attenti a quello che deciderà la giustizia.

Una volta che la giustizia ha parlato, parlerò io».

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