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Pensioni, la reversibilità non si tocca

Stralciata la revisione. Padoan scettico sulla flessibilità in uscita

Pensioni, la reversibilità non si tocca

Roma Il governo ha ufficializzato la decisione di stralciare il taglio alle pensioni di reversibilità dal pacchetto povertà. Il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba ha presentato un emendamento alle commissioni Affari sociali e Lavoro della Camera per eliminare il riferimento che legava le pensioni dei superstiti alle prestazioni sociali. Una decisione arrivata dopo quattro mesi dalle prime denunce (ne parlò il Giornale in febbraio). Le pensioni impegnano il governo anche sulla flessibilità in uscita. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha affrontato il tema sottolineando come le risorse siano poche. «La flessibilità in uscita è un fattore importante» ma «la sostenibilità dei conti pubblici a lungo termine è legata al sistema pensionistiche». In altre parole, se i conti sono in ordine lo si deve solo alle riforme che hanno drenato risorse dalle riforme presenti e future.

Il governo valuta comunque varie ipotesi sulla flessibilità in uscita che non comportino spese nel medio termine. Ma anche misure come gli 80 euro estesi ai pensionati, sui quali il ministro ieri si è mostrato molto prudente. «Spazi ci sono, ma non sono infiniti, prenderemo qualcosa dentro e qualcosa butteremo fuori». Le ipotesi circolate in questi giorni, quindi, non finiranno tutte nella riforma.

Il governo è impegnato a fare quadrare i conti in vista della sessione di bilancio e le pressioni per adottare politiche che favoriscano produttività e investimenti sono sempre più forti. Ieri l'Ocse ha diffuso l'Outlook che, per quanto riguarda l'Italia, ha confermato le stime sul Pil. Crescerà dell'1% nel 2016 e dell'1,4% nel 2017. Per l'anno in corso il governo prevede lo 0,2% in più.

In generale l'organizzazione di Parigi è ottimista, l'economia italiana «è destinata a riguadagnare forza». Per farlo l'Ocse chiede di proseguire nella strada della taglio ai contributi e puntando sugli investimenti. Poi ripropone la ricetta della Commissione europea, cioè spostare il peso fiscale dalla produzione «ai consumi e beni immobili», magari rivedendo i valori catastali. Accenno che ha fatto infuriare Confedilizia, che ha bollato questa ricetta come «vecchia». Nel senso che non tiene conto della patrimoniale miliardaria sul mattone già attuata dai governi Monti e Letta. Il governo per il momento non intende seguire le pressioni sempre più forti (oltre all'Ocse anche la Commissione europea e Confindustria) per alleggerire il carico fiscale sul lavoro, facendo salvi i conti pubblici aumentando Iva e le tasse sugli immobili.

Padoan è rimasto sul vago. Ieri ha difeso le riforme e la spending review basata quasi esclusivamente sul taglio agli acquisti dei beni intermedi attraverso la Consip.

Tutto il capitolo maggiori entrate/minori spese della legge di Stabilità è ancora da scrivere.

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