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Il pentimento tardivo di Mieli e De Bortoli su salotti e bande di sinistra

Il pentimento tardivo di Mieli: "Abbiamo raccontato le bande di destra, ma non quelle rosse che l'hanno fatta franca"

Il pentimento tardivo di Mieli e De Bortoli su salotti e bande di sinistra

Pirelli vittima del pregiudizio del centro sinistra per il caso Telecom: è la tesi sostenuta ieri da due ex direttori del Corriere della Sera , Ferruccio de Bortoli e Paolo Mieli. Ma, a otto anni di distanza dall'uscita di Pirelli dal gruppo tlc, sembra una conclusione perlomeno tardiva.

«In questi venti anni abbiamo raccontato di bande di destra, ma non delle bande affaristiche di sinistra che pur ci sono state e che l'hanno fatta franca, ma non credano che gli storici dimentichino», ha rincarato la dose Mieli nel corso della presentazione del volume «Pirelli-Innovazione e passione 1872-2015» di Carlo Bellavite Pellegrini, edito da Il Mulino.

«Marco Tronchetti Provera fu vittima di un pregiudizio ideologico del centro sinistra, ha pagato un prezzo per la sua indipendenza», ha poi ribadito de Bortoli, secondo cui proprio «la scarsa attitudine storica di Pirelli a trattare con il potere» avrebbe dovuto costituire un freno all'investimento del colosso degli pneumatici in un'attività regolata come quella di Telecom. Pirelli è sempre stata «orgogliosamente» indipendente, ma proprio questa caratteristica con Telecom gli è stata «fatale».

Un investimento sofferto, come dimostra il fatto che, nonostante i successivi traguardi raggiunti dal gruppo milanese e il prossimo ingresso dei cinesi di ChemChina nell'azionariato, il dibattito sulla storia centenaria del gruppo si è focalizzato su quei pochi anni (2001-07) contraddistinti dal percorso nelle tlc. «L'ingresso in Telecom Italia è stato un errore, ma anche un sogno», si è difeso Tronchetti Provera che poi ha aggiunto: «La mancata consuetudine con la politica è quella che ci fa essere ancora qui con con un'azienda competitiva». L'imprenditore ha poi ripercorso «senza ombre e rimpianti» il costoso investimento nelle tlc (si stima che in Telecom, Pirelli abbia bruciato 3,2 miliardi circa).

L'operazione, come ha ricordato il numero uno della Bicocca, è stata frutto dell'allora presenza di Pirelli nel mondo dei cavi (con quella che oggi è Prysmian) e la logica conseguenza del successo della banda larga. Un intervento peraltro sollecitato posto che, come ricorda l'imprenditore, su Telecom già pesava un forte indebitamento a causa di cui il gruppo era nel mirino delle agenzie di rating. «Pensavo che il mondo fosse cambiato: non più concessioni governative, ma tecnologia. Guardavo a quello che accadeva negli Usa. Facemmo un'operazione industriale», ha ricordato Tronchetti Provera. Un sogno durato fino all'incontro con Rupert Murdoch. «Pensavo che un'operazione del genere potesse essere guardata con simpatia dal governo di centro sinistra, ma fu un errore pensare che fosse realizzabile in Italia». La reazione dei Palazzi fu rapida e le Authority di fatto intervennero a bloccare ogni possibile evoluzione. «Ci fecero capire che non era possibile portare avanti il progetto» ha ricordato Tronchetti secondo cui questo fattore, insieme alla spinta mediatica contraria all'operazione e all'onda seguita alle intercettazioni, avrebbe potuto portare alla «distruzione dell'azienda». Ecco quindi l'uscita di scena su cui oggi, a otto anni, la stampa si trova d'accordo con l'imprenditore: avrebbe potuto andare diversamente.

I sogni di ieri nelle tlc, sono in molti casi i piani industriali di oggi.

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