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Perché così ci guadagnano tutti

Perché così ci guadagnano tutti

È da salutare positivamente questo sfaldarsi del monopolio della Siae. Dopo la conferenza stampa di ieri organizzata dalla Soundreef, una società privata di riscossione dei diritti d'autore che ora può lavorare anche in Italia (tutelando i suoi 11mila iscritti), il vecchio baraccone italico già al centro di tanti scandali e innumerevoli discussioni è alle corde. Cantanti, autori, editori e compositori adesso hanno la possibilità di scegliere in piena libertà chi deve raccogliere, e come, quanto spetta loro. È vero che da molto tempo si discute sulla legittimità del diritto d'autore. Ed esiste senza dubbio un'ampia letteratura (a opera di filosofi, giuristi e altri scienziati sociali) che è assai critica nei riguardi di questo istituto: sulla base di ragioni di principio ed analisi economiche. In riferimento a quanto è successo ieri, però, tutto ciò è inessenziale, perché fino a quando si riterrà opportuno remunerare l'autore, è bene che sia lui stesso a stabilire a chi sia affidato l'incarico della riscossione. Si può insomma ragionare sul diritto d'autore e sul copyright, ma qualora li si accetti non ha il minimo senso che ogni artista o editore debba per forza essere iscritto a una specifica associazione, per giunta gestita secondo logiche politiche. È allora una bella battaglia di libertà quella che un piccolo gruppo di nostri autori, dando vita a Soundreef, ha iniziato a combattere solo sei anni fa. Grazie al decreto fiscale collegato alla legge di stabilità, d'ora in poi questa realtà può operare in piena legalità. L'obiettivo che essa voleva ottenere, insomma, è stato raggiunto. A questo punto la stessa Siae, se vorrà resistere di fronte alla concorrenza, dovrà adeguarsi, strutturarsi meglio e farsi più convincente: tanto di fronte ai vecchi iscritti (molti dei quali potrebbero decidere di abbandonarla) quanto di fronte a chi ha ormai optato per un altro tipo di tutela. È quindi ragionevole attendersi che la stessa realtà un tempo monopolistica abbia da guadagnare dallo svilupparsi di una sana competizione e che probabilmente pure altri soggetti, dopo Soundreef, accederanno a questo nuovo mercato. Il nostro universo culturale sta mutando velocemente e questa ventata di aria fresca, va sottolineato, non sarebbe stata possibile in assenza dei processi di globalizzazione. In particolare, è significativo che Soundreef sia un gestore indipendente riconosciuto dall'Intellectual Property Office inglese. Da tanti punti di vista l'Italia rimane un Paese provinciale e chiuso su se stesso, ma al tempo stesso una parte significativa della nostra società è portata ad aprirsi, viaggiare, sviluppare relazioni personali ed economiche con le realtà più lontane. Anche da noi vi sono autori, artisti e imprenditori culturali che non guardano più alla Penisola come al loro orizzonte esclusivo ed è soprattutto per questo motivo che oggi la vecchia Siae è finita nell'angolo.

Ed è bene che vi resti.

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