Cronache

"Perdono chi l'ha ucciso". Le parole senza senso della sorella del killer

Offre comprensione alle persone che hanno fermato l'assassino Il medico-legale. "Impressionato dallo strazio subito dall'ucraina"

"Perdono chi l'ha ucciso". Le parole senza senso della sorella del killer

Delitto dell'Eur: chiesto l'esame tossicologico su Federico Leonelli. Secondo i primi risultati dell'autopsia, eseguita dal professor Giovanni Arcudi, il killer è stato ucciso da un solo proiettile al torace che ha reciso un'arteria. Il medico ha poi detto di essere «rimasto impressionato dallo strazio subito dalla donna ucraina». E la sorella dell'omicida, Laura, ieri ha rivolto anche a «tutte le persone coinvolte nelle circostanze della morte» del fratello «dove avessero sbagliato, i sensi» del suo «perdono».

Lui, una persona fuori di testa e la sua vittima, Oksana Martzeniuk di 38 anni, lo sapeva. «Maneggia coltelli, in casa c'è un arsenale» il suo ultimo, drammatico, sms al padrone di casa. Ma non c'è stato niente da fare per fermarlo. Nemmeno la sorella Laura e il padre, ex colonnello della Finanza, erano riusciti a farlo ricoverare presso un centro specializzato. Più volte negli ultimi anni, quando andava in escandescenza, i sanitari avrebbero rifiutato di sottoporlo al Tso, il trattamento sanitario obbligatorio, in quanto «non abbastanza grave». Leonelli era seguito da uno psichiatra privato: quest'estate gli avrebbe cambiato terapia in quanto i farmaci gli provocavano allucinazioni.

È quanto emerge sull'omicidio di via Birmania 86, avvenuto nel villino di un informatico, Giovanni Ciallella, tornato immediatamente a Roma. Secondo l'uomo Federico, barba lunga in stile giudaico, si era fissato con la religione tanto da richiedere il passaporto per recarsi in Israele e combattere i palestinesi: «Mi disse che voleva andare a Gaza perché era ebreo». Circostanza negata dal rabbino capo della comunità ebraica della capitale, Riccardo Di Segni, che dice di non conoscere l'uomo. «Mai sentito nominare - spiega Di Segni -. In ufficio abbiamo un intero faldone di gente fuori di testa che mi scrive: ci sono persone di tutti i tipi (...) questo delirio non me lo ricordo. Mi capita di incontrare e parlare con molta gente, anche per strada. Forse un giorno gli avrò pure stretto la mano e un mitomane come Leonelli avrà creduto chissà cosa».

Intanto i due poliziotti che hanno sparato dai sei agli otto colpi di pistola contro Leonelli, un ispettore e un capo pattuglia del commissariato Esposizione, nelle prossime ore potrebbero essere iscritti sul registro degli indagati. Ma si tratterebbe di un atto dovuto. Una decina di testimoni, tra agenti di polizia, vigili del fuoco e sanitari del 118 avrebbero già dichiarato al pm titolare delle indagini che Leonelli si sarebbe avventato su tutti loro brandendo il coltellaccio, una specie di mannaia da macellaio. In particolare su un pompiere che si trovava sulla scala che porta al piano rialzato della struttura. Leonelli, dopo aver aperto la porta, probabilmente disturbato dal rumore delle cesoie idrauliche utilizzate per sfondare le inferriate alle finestre, ha cercato di farsi largo a colpi di mannaia per raggiungere la propria auto e dileguarsi. Un colosso alto quasi due metri, palestrato e in mimetica, armato e grondante sangue: purtroppo per lui elementi determinanti. Nonostante ciò, secondo il racconto dei presenti, i poliziotti hanno mirato alle gambe per cercare di bloccarlo. Nella discesa concitata dei gradini un colpo finisce in pieno petto.

La sorella Laura, accompagnata dall'avvocato Pina Tenga, ha incontrato il pm. «Il primo pensiero - dice la donna - straziato e angosciato, va verso la vittima, con orrore e dolore per quanto ha dovuto patire e per la sua morte. Quindi va verso i suoi familiari nei panni dei quali cerco di mettermi con infinita tristezza».

Oksana Martzeniuk, lascia in Ucraina un marito e due figli piccoli, ancora ignari di quanto accaduto.

Commenti