Economia

Perfino le aziende pubbliche non si fidano di Montepaschi

Una controllata del Tesoro sta mollando Mps

Perfino le aziende pubbliche non si fidano di Montepaschi

Roma - Con una mano il governo dà e con l'altra toglie. I cittadini da anni sono abituati a questo gioco della politica alle loro spalle. Poco prima di Natale ne ha fatto un assaggio anche il Monte dei Paschi di Siena. Proprio mentre il fallimento dell'aumento di capitale imponeva al premier Gentiloni e al ministro dell'Economia Padoan di varare in fretta e furia un decreto per salvare l'istituto estendendo inoltre la garanzia pubblica sulle emissioni al 30 giugno prossimo visto il deflusso di 6 miliardi di depositi in poco più di tre settimane, un ente vigilato dal dicastero di Via XX Settembre sfilava a Rocca Salimbeni un miliardo di euro circa.

Si tratta della Cassa servizi energetici e ambientali, l'istituzione che incassa, tra l'altro, la quota relativa agli oneri di sistema delle bollette energetiche e poi distribuisce il ricavato sotto forma di finanziamenti alle rinnovabili, bonus gas ed elettricità per i meno abbienti e contributi per lo smantellamento delle centrali nucleari. Come detto, poco prima di Natale ha spostato circa un miliardo di euro da un conto presso Mps, che ha vinto regolare gara europea per i servizi di tesoreria, a un altro presso Bancoposta. Con una piccola differenza: mentre il Monte garantisce l'1% di rendimento, Poste offre zero. La perdita pertanto si attesterebbe sui 700mila euro mensili.

Secondo fonti bene informate, la decisione sarebbe stata avallata dal presidente dell'ente, Francesco Vetrò, insieme al direttore generale, Andrea Ripa di Meana, e al componente del comitato di gestione (equivalente del cda), Marco Camilletti, rappresentante del ministero dell'Economia e proveniente dalla Ragioneria generale dello Stato. «Si tratta di una normale movimentazione, un po' superiore ai 600-700 milioni mensili che spostiamo in ragione del fatto che a fine d'anno i pagamenti che effettuiamo sono maggiori», ci spiega il presidente Vetrò. Ma perché la rinuncia agli interessi? «Gli altri conti su cui operiamo, incluso quello Bancoposta, hanno condizioni diverse rispetto a quello di tesoreria del Monte dei Paschi».

Insomma, se la paura del default del Monte è da escludersi in questo trasferimento di fondi che, come confermato da Vetrò, è pari al 25% della liquidità della Csea, qualche dubbio resta sulla scelta di spostarsi verso una banca il cui principale azionista è il ministero dell'Economia, anche se è una spa quotata in Borsa.

E, soprattutto, resta da domandarsi se Pier Carlo Padoan, che ieri ha pure incontrato i vertici di Mps, sia informato di ciò che accade alle sue vigilate. O se queste «normali movimentazioni» vengano effettuate all'insaputa di Via XX Settembre che come ogni ministero romano ha troppi corridoi oscuri e molte teste pensanti. Due anni fa il governo Renzi aveva provato a spostare la liquidità di Csea nel conto del Tesoro presso Bankitalia. Ma l'opposizione in Parlamento fece saltare tutto battendosi strenuamente.

Oggi la storia in qualche modo si ripete.

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