Cronaca giudiziaria

Pestaggio in carcere, l'ira di Nordio: "Immagini indegne. Provo dolore"

Duro anche il ministro dell'Interno Piantedosi: "Episodio inaccettabile"

Pestaggio in carcere, l'ira di Nordio: "Immagini indegne. Provo dolore"

Ascolta ora: "Pestaggio in carcere, l'ira di Nordio: "Immagini indegne. Provo dolore""

Pestaggio in carcere, l'ira di Nordio: "Immagini indegne. Provo dolore"

00:00 / 00:00
100 %

Otto agenti indagati per tortura e lesioni, due funzionari per falso. Mentre le sequenze del pestaggio a sangue di un 40enne tunisino nel carcere di Reggio Emilia fanno il giro del web, immediate le reazioni. A cominciare dal ministro della Giustizia Carlo Nordio: «Provo sdegno e dolore, immagini indegne per uno Stato democratico. In attesa che la magistratura accerti le responsabilità, voglio sottolineare come sia stata la stessa Polizia penitenziaria a svolgere le indagini. L'amministrazione penitenziaria è la prima a voler far luce sulla vicenda».

Dieci minuti di violenza, quelli subiti dal detenuto, picchiato in un corridoio del carcere, incappucciato e poi ancora malmenato e denudato dai secondini sulla porta della cella il 3 aprile 2023. Una «spedizione punitiva» su un soggetto che in decine di occasioni, denunciano i sindacati della penitenziaria, aveva creato problemi. Nessuna giustificazione per il gip Luca Ramponi che ha emesso il decreto di sospensione dal servizio e chiesto il rinvio a giudizio per gli agenti di custodia. In attesa dell'udienza preliminare davanti al gup, interviene il Garante dei Detenuti dell'Emilia Romagna, Roberto Cavalieri. «Le immagini del pestaggio sono una pagina nera della gestione carceraria nella nostra regione». Cavalieri, che ha già incontrato il tunisino nel frattempo trasferito a Parma, avrebbe chiesto un'ispezione urgente nella struttura. «Non si può che provare un senso di ripugnanza e dolore - continua il garante - nel vedere uomini in divisa usare metodi non solo illegali ma che tolgono ogni sembianza umana a un uomo incappucciandolo, colpendolo con pugni e calci, rendendolo totalmente vulnerabile e indifeso».

Dopo i pestaggi e le torture nel carcere campano di Santa Maria Capua Vetere, il caso Emilia riaccende le polemiche sul regime carcerario. «Fermo restando che tutto deve essere accertato nelle sedi opportune - commenta il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi - è ovvio che non sono cose accettabili». Dura la reazione dei sindacati di categoria, a cominciare dal Sappe: «Il detenuto che si vede nel video - scrive il segretario Giovanbattista Durante con Francesco Campobasso - aveva già ricevuto 30 procedimenti disciplinari. Ogni giorno si contano poliziotti feriti. Ciò non giustifica gli eccessi ma quando si lavora in un clima di violenza quotidiana l'esasperazione può portare a gesti inconsulti. Va ricordato, però, che ogni anno vengono salvati 1.700 detenuti che tentano il suicidio. E nelle stesse carceri ogni anno si verificano 10mila episodi di violenza da parte dei detenuti. I poliziotti sono esasperati per le condizioni lavorative».

«Non si può parlare di mele marce: marcia è la cesta, marcio è il contenitore, marcio il sistema carcerario che fa marcire tutto ciò che vi è dentro» commenta Gennarino De Fazio, segretario UILPA Polizia Penitenziaria.

Commenti