Economia

Petrolio, tassi e inflazione Ecco perché l'Italia soffre

Il ribasso dei prezzi crea la recessione e il mini-greggio mette in difficoltà i Paesi produttori. Il nodo delle banche

Pompa di benzina
Pompa di benzina

Perché dobbiamo sperare che l'inflazione torni a salire?

L'inflazione è come il sale: troppo fa male ma un pizzico impreziosisce i condimenti. Pertanto sebbene l'inflazione sia stata a lungo un nemico per le famiglie italiane, adesso lo scenario è cambiato. Il ribasso dei prezzi al consumo ha conseguenze molto negative per l'economia: ha conseguenze recessive (vuol dire che la produzione di beni e servizi è superiore alla domanda) e aumenta la pressione sui debitori, in particolare i Paesi con pesanti debiti come l'Italia. Una percentuale minima di inflazione annua (come il 2% obiettivo della Bce) aiuta invece ad aumentare la produzione di beni e servizi e a ridurre il peso del debito pubblico.

Perché è un problema il crollo del petrolio?

Il calo del prezzo del petrolio significa per le famiglie italiane un bel risparmio per benzina e bollette energetiche. Tuttavia la caduta del prezzo è brusca e ravvicinata nel tempo e produce anche contraccolpi ai grandi produttori di greggio che vedono ridursi drasticamente le entrate. Ci sono Paesi, come il Venezuela, a rischio bancarotta e molti altri (Arabia Saudita, Brasile, Russia) spinti in recessione. Questo si traduce in minori importazioni di beni e servizi dai Paesi occidentali (tra i quali l'Italia) e in vendite sui mercati finanziari di azioni e bond dei fondi sovrani. Inoltre molti dei produttori americani di shale oil (che estraggono petrolio dalla frantumazione delle rocce), rischiano di fallire perché i costi di estrazione non sono sostenibili con il greggio a 30 dollari: il loro fallimento rende pericolante il settore delle obbligazioni ad alto rendimento Usa e, a cascata, quelle europee e del comparto energetico.

Perché le Borse vanno così male?

Molte le ragioni, a partire dal crollo del petrolio che agisce su due fronti: 1) fa diminuire i prezzi dell'energia (una delle componenti l'inflazione) e di molte merci e servizi, determinando un aumento di deflazione che a sua volta aumenta il rischio di recessione; 2) i fondi sovrani dei Paesi produttori vedono diminuire vistosamente le loro entrate e per farvi fronte sono costretti a vendere obbligazioni e, soprattutto azioni, con conseguente crolli di Borsa. Perché i tassi di interesse vicino a zero o negativi sono un problema?Per la ragione che i risparmiatori non hanno nessuna convenienza ad investire i risparmi in titoli che non rendono nulla (o, addirittura che mostrano tassi negativi) e per cercare di ottenere rendimenti più generosi sono costretti a investire in titoli a più alto rischio, sia in campo obbligazionario (come corporate bond, high yield, convertibili, bond dei Paesi emergenti) e sia in fondi e titoli azionari. Questo meccanismo può provocare bolle speculative e andamenti anomali su mercati come quello a cui abbiamo assistito la scorsa estate e che stiamo sperimentando in queste prime settimane del 2016.

Perché la ripresa economica non arriva in Europa e in Italia?

Dopo diversi anni di recessione, nel 2015 l'Italia è tornata a registrare un rialzo del pil (+0,8% la stima provvisoria). Ma restiamo ancora ben al di sotto del valore di ricchezza creata prima della recessione 2008-2009. Il principale problema che attanaglia la crescita in Europa e, in particolare, il nostro Paese è che il credito delle banche non è sufficiente a alimentare le richieste delle piccole e micro imprese che rappresentano il tessuto industriale italiano. Non è sufficiente che i tassi di interesse siano ai minimi storici se le banche non erogano prestiti alle imprese più piccole. E le banche non erogano prestiti perché sui loro bilanci grava la montagna delle sofferenze: 201 miliardi euro di crediti la cui riscossione è incagliata o fortemente a dubbio per crisi dei debitori.

Perché l'euro forte è un problema per l'industria italiana?

Una moneta unica europea che tende a rafforzarsi rispetto al dollaro e alle altre grandi valute internazionali fa diminuire la competitività delle nostre imprese nel mondo. Non a caso, nel 2015, grazie alla svalutazione dell'euro sul dollaro, gli Stati Uniti sono stati il mercato dove le nostre esportazioni sono cresciute di più. Quindi, un euro forte diminuisce la capacità di esportare e, di conseguenza, riduce ulteriormente le potenzialità di ripresa del nostro paese.

Perché la disoccupazione rimane così elevata?

Ci sono diverse ragioni. La prima è che la profonda recessione post 2008-2009 ha rivoluzionato il mondo del lavoro. Molte aziende hanno tagliato addetti per restare sul mercato e ora non possono permettersi di tornare ad assumere a causa dell'accresciuta competitività internazionale. Inoltre ci sono gli effetti della digitalizzazione, ovvero dell'avvento delle nuove tecnologie che hanno impatti significativi in molte attività lavorative svolte in precedenza dall'uomo.

Perché il mercato immobiliare non riparte, malgrado il basso costo dei mutui?

Il calo dei prezzi delle case è iniziato da 2007 e è proseguito anche nel 2015 con una contrazione media dei valori delle case delle 10 grandi città di circa il 40%. Il fatto che nonostante i tassi dei mutui su valori che non si sono mai visti, prezzi continuino a scendere è segno che la domanda resta inferiore all'offerta.

Questo perché il numero di famiglie che possiede un immobile di proprietà è molto elevato (70-80% della popolazione), perché le tasse sugli immobili sono cresciute e perché c'è ancora poca fiducia sul futuro.

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