Cronache

Il piano: 12 sezioni dedicate per velocizzare le espulsioni

Il ddl del Guardasigilli Orlando: via i giudici di pace. Ecco i tribunali che esaminano solo le richieste di asilo

Il piano: 12 sezioni dedicate per velocizzare le espulsioni

Via i giudici di pace. Avanti con le sezioni specializzate, 12 in tutto il Paese, nel tentativo di accelerare una volta per tutte le procedure che portano all'espulsione dei clandestini. Il governo, come raccontato dal Quotidiano nazionale, stringe i tempi e prova a cambiare passo per contrastare l'immigrazione selvaggia. La rivoluzione è contenuta nel ddl Orlando il cui schema è stato studiato dal Guardasigilli ancora ai tempi di Renzi. Oggi spesso chi sbarca nel nostro Paese resta nel limbo di una posizione giuridica ambigua, non definita, per mesi e mesi, perché la richiesta di asilo viene valutata in successione da diversi soggetti: prima la Commissione territoriale, poi, in caso di diniego, il giudice di pace e quindi, in teoria, altri magistrati fino alla Cassazione. Un meccanismo contorto e farraginoso che Orlando tenta di razionalizzare. Nello schema del ministro, la possibilità di giocare la carta dell'appello viene fortemente limitata; ma soprattutto cambia completamente lo scenario nelle aule del tribunale: il ricorso contro l' espulsione esce dal circuito dei giudici di pace e passa alle sezioni specializzate in materia di immigrazione previste in 12 città.

L'elenco parte con Bari, prosegue con Bologna, Cagliari, Catania, Catanzaro, Firenze, Milano, Palermo, Roma, Salerno, Torino, per chiudersi con Venezia. In questo modo si eliminerebbe, secondo il legislatore, il principale collo di bottiglia che rallenta per mesi i procedimenti: i giudici di pace sono oberati da mille incombenze e i tempi delle decisioni fatalmente si allungano. Le sezioni, ciascuna composta da almeno tre toghe per un totale di 36 giudici, si concentrerebbero invece su questa materia incandescente, razionalizzando la lotta agli irregolari e garantendo risposte sprint.

Questo sulla carta, perché restano le contorsioni di un meccanismo anfibio, in parte amministrativo e in parte giudiziario, con paradossi tutti italiani per cui l'aspirante profugo può ricorrere, naturalmente a spese del contribuente, anche al Tar in un guazzabuglio di regole e interpretazioni. Inoltre, senza gli accordi di riammissione nei Paesi di origine tutto il lavoro è vano, ma comunque il governo porterebbe a casa un risultato importante.

E diminuirebbe la quota scandalosa dei clandestini che alla fine vengono espulsi solo sulla carta.

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