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Il piano Berlusconi «Il Jobs Act è fallito: noi lo correggeremo»

Il Cavaliere: "Ha creato soltanto contratti a termine. L'art. 18 si può tenere così com'è"

Il piano Berlusconi «Il Jobs Act è fallito: noi lo correggeremo»

«S ento la responsabilità di restare in campo nonostante la mia veneranda età per garantire un governo ragionevole e capace e per non mettere gli italiani nelle mani del Movimento 5 stelle» un partito «di incompetenti e inefficienti, una setta teleguidata da un vecchio comico e da un oscuro comunicatore».

Silvio Berlusconi si concede un'altra giornata di intensa campagna elettorale, soprattutto radiofonica. E in mattinata lancia un affondo contro il «Jobs Act», formula ampia con la quale fa riferimento in realtà alla decontribuzione e al sistema di incentivi pensato per favorire i contratti stabili che non ha raggiunto i suoi obiettivi. «Il Jobs Act ha dopato il mercato del lavoro. Per questo, se Forza Italia vincerà le elezioni, lo abolirà» dice il presidente azzurro ospite di Radio Anch'io. «I dati fanno pensare a una crescita dei posti di lavoro, ma sono stati generati dal Jobs Act che a gennaio finirà la sua azione e quindi molti di questi contratti finiranno. Ha dato solo una spinta provvisoria ai contratti a termine, tanto è vero che otto contratti su dieci sono a tempo determinato». Sull'articolo 18, invece, «si possono tenere le cose come sono. Da liberista penso che è evidente che un lavoro precario è meglio dell'assenza di lavoro. È altrettanto vero che un lavoro precario non è una buona soluzione né per l'azienda, né naturalmente e soprattutto per il lavoratore. La verità è che noi ci siamo abituati a guardare al lavoro in un modo sbagliato - spiega - Come dice il nostro comune amico Antonio Martino, un posto di lavoro non è un modo per distribuire un reddito, ma è un modo per produrre un reddito».

Berlusconi torna all'attacco sull'aliquota unica: «Faremo la flat tax: pagare meno, pagare tutti. Si tratta di un sistema di grande semplicità con aliquote che non saranno superiori a quelle minori che ci sono oggi». Poi tra Radio Anch'io e Matrix di Nicola Porro su Radio105, si toglie qualche sassolino dopo i recenti attacchi di Renzi. «I giudizi di Renzi sul mio governo sono stupidaggini. Con il Pd la disoccupazione è salita, il Paese non cresce, il debito pubblico è salito alle stelle a più di 2.300 miliardi, sono arrivati in Italia 500mila clandestini, che non se ne sono più andati, l'Italia non conta nulla in Europa e nel mondo». Gli viene chiesto se oggi farà gli auguri di compleanno al segretario Pd. «È tanto che non lo sento e non credo che gli farebbe piacere una mia telefonata, visto quello che sta dicendo sui miei governi».

Berlusconi apre anche ufficialmente a una candidatura di Maurizio Gasparri nel Lazio. «Sarebbe un ottimo governatore del Lazio, ma non ci devono essere in campo altri competitori nell'area del centrodestra».

La coalizione, intanto, continua il suo lavoro di costruzione. Ieri si sono riuniti sia il tavolo del programma che quello delle candidature. Sul programma l'obiettivo è chiudere la fase istruttoria nei prossimi giorni, «per avere un testo definitivo della coalizione di centrodestra entro la fine di questa settimana». L'idea di fondo è redigere un documento sintetico in sei punti. Per quanto riguarda il tavolo delle candidature è stato stabilito che per «pesare» le varie forze politiche per i collegi uninominali verrà usata la media (delle cinque principali aziende del settore) del mese di dicembre e di quelli commissionati entro l'11 gennaio.

Una finestra temporale nella quale Forza Italia ha staccato la Lega, diventando saldamente il primo partito del centrodestra.

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