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Il piano per il nuovo Tg1 di Chiocci promosso dai suoi giornalisti

Passa a pieni voti il progetto del direttore per il notiziario dell'ammiraglia

Il piano per il nuovo Tg1 di Chiocci promosso dai suoi giornalisti

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Fine del pastone politico, fine del «panino» (parola alla maggioranza, replica dell'opposizione, conclusione alla maggioranza) che ha perseguitato generazioni di spettatori, più inviati sul campo a realizzare reportage approfonditi, nuova grafica, maggiore integrazione con i tg regionali e utilizzo di tutti i giornalisti anche per gli speciali di approfondimento. È, in estrema sintesi, il piano editoriale presentato dal neo direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci e che ieri ha ricevuto un gradimento quasi plebiscitario dalla redazione: 134 giornalisti votanti, 102 si, 26 no, 6 tra bianche e nulle. E non era una cosa scontata visto che il notiziario della rete ammiraglia è in gran parte formato da giornalisti di centrosinistra cui si era accapponata la pelle quando sentirono il nome del nuovo direttore. Per loro un'anima «nera», un ex inviato del Giornale (che - ricordiamoci - fece le famose inchieste sulla casa di Montecarlo di Fini) e poi direttore dell'Adnkronos, appoggiato dalla nuova premier Meloni.

Comunque, dopo la fama vengono i fatti. Il piano di Chiocci - presentato nell'ultimo cda Rai del 25 luglio - era stato elogiato persino dalla presidente Marinella Soldi che si era espressa contro l'arrivo di un giornalista esterno sullo scranno del Tg1, dal consigliere dei dipendenti Riccardo Laganà che pure difende sempre la posizione degli interni e anche da Alessandro Di Majo, consigliere in quota 5S. Certo, quello del neo direttore è un manifesto di intenti, che poi, tra le mille problemi, pressioni politiche e paletti delle commissioni di vigilanza, deve affrontare la prova sul campo. Ma, intanto, è più facile portarlo avanti con una maggioranza di persone che, più o meno, ne condividono gli intenti.

Dunque, Chiocci che in queste prime settimane di direzione ha cercato di ascoltare e quasi tutti i redattori e che ha composto la nuova squadra dei vice-direttori (in cui Elisa Anzaldo ha preso il posto di Maria Luisa Busi in quota Pd), ha in primo luogo abolito una delle consuetudine più vetuste del Tg1, il pastone politico che, per non scontentare nessuno, dà noiosamente voce a tutti i partiti.

«È possibile raccontare la politica più semplicemente? - si domanda nel suo piano Chiocchi - Si può pensare a un'alternativa al panino? Si possono fare domande in presenza anziché ricevere video preconfezionati?». E poi si può fare «una cronaca più approfondita, magari rinunciando a un servizio per farne altri più incisivi, completi e accattivanti per il pubblico?».

Per quanto riguarda gli esteri, poi, il direttore vorrebbe «provare nuove strade: esperimenti sul campo e non più e non solo dirette in studio» tenendo sempre gli occhi puntati sulla guerra in Ucraina. L'economia, secondo Chiocci, va spiegata in forma più popolare che non significa pop, mentre nel capitolo spettacoli e cultura, si vuole rendere più frizzante gli argomenti ospitando in studio personaggi importanti. Oltre a Chiocci, anche Pionati direttore Giornale Radio (altro fortino della sinistra) e Radio 1 e Preziosi, direttore del Tg2, hanno avuto il gradimento delle redazione.

Insomma, il cambio di passo voluto dai vertici e accettato dai giornalisti.

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