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Il piano per riportare gli statali in ufficio. Ma è nodo green pass: si va verso l'obbligo

Lavoro in presenza per i dipendenti pubblici. Ma la Cgil si mette di traverso: "Altolà alla sospensione per chi non si è vaccinato". L'Ugl: "Tavolo di discussione col governo"

Il piano per riportare gli statali in ufficio. Ma è nodo green pass: si va verso l'obbligo

La pubblica amministrazione sta per dire addio allo smart working e riaprire le porte al lavoro in presenza. Produttivo, ordinato e più regolamentato. Al contempo ogni ufficio e direzione operativa dovrà al suo interno stabilire spazi e modalità organizzative considerando che lo smart working ritornerebbe soltanto a rappresentare una modalità eccezionale di lavoro quotidiano.

Il governo, in primis il titolare di Palazzo Vidoni Renato Brunetta, starebbe lavorando al testo dell'emendamento sul decreto Green pass. Infatti l'idea che si sta fortemente radicando è quella di imporre la certificazione verde ai dipendenti pubblici in presenza, a prescindere dalle categorie di addetti allo sportello. Esattamente come accade per la scuola e per l'università. Mossa che inevitabilmente raccoglie implicazioni fortemente politiche anche riguardo a controlli ed eventuali sanzioni.

L'obbligo rilanciato a più riprese anche dal ministro della Salute Roberto Speranza ha trovato i primi ostacoli nella Cgil dove il segretario Maurizio Landini ha esplicitato che «il green pass nella pubblica amministrazione non deve trasformarsi in uno strumento per licenziare o sospendere i lavoratori, così come accade con i medici». Diversa invece la posizione di Paolo Capone, segretario generale Ugl che specifica di essere favorevole all'obbligatorietà negli uffici pubblici. «La vaccinazione costituisce lo strumento principale a tutela di tutti i cittadini al fine di contrastare la diffusione del contagio da Covid-19. A tal fine è opportuno approvare una norma di legge che sia preceduta da un ampio dibattito del Parlamento. Sul fronte dell'organizzazione del lavoro e degli spazi comuni siamo disponibili a discutere delle soluzioni più idonee per rafforzare i presidi e le garanzie a protezione di tutti i lavoratori. Auspichiamo la convocazione di un tavolo fra governo, parti sociali e datoriali per aggiornare i protocolli di sicurezza attualmente vigenti al fine di implementare le tutele». Nodi assai delicati perché presenti soprattutto all'interno delle compagini di Lega e Movimento Cinquestelle, meno accondiscendenti ai vaccini, e considerato anche il clima che si sta vivendo in queste ore nelle piazze animate da proteste di movimenti free vax, no vax e no green pass. Tuttavia i diversi rappresentanti politici al tavolo del governo sembrerebbero tutti concordi, a cominciare dal premier Draghi, a varare un provvedimento che vada verso l'univoca direzione dell'obbligo di certificazione. Scelta obbligata anche per l'Istituto di ricerca Bruno Leoni. «In questi due anni abbiamo compreso che molte delle mansioni che svolgiamo non richiedono la presenza fisica. Abbiamo anche capito, però, quanto siano importanti prossimità e confronto. Quale sarà l'equilibrio, dunque, dipende dalle singole attività e dalle scelte organizzative. Così nel settore pubblico, dove però è più difficile misurare la performance e le prestazioni chiosa il direttore Carlo Stagnaro -. Quindi una maggiore flessibilità è benvenuta, ma va accompagnata a più efficaci strumenti di valutazione.

E, anche qui anzi, soprattutto qui, l'utilizzo del green pass come condizione per svolgere il lavoro in presenza appare come una via estremamente utile se non addirittura obbligata, a partire dalla scuola e dagli altri luoghi nei quali i dipendenti pubblici interagiscono con terzi».

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