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Il piano segreto dell'Onu per far ripartire gli sbarchi

Il segretario Guterres (vicino alle Ong) ispira l'Unhcr Denuncia i lager libici ma non stanzia fondi e uomini

Il piano segreto dell'Onu per far ripartire gli sbarchi

E adesso scende in campo l'Onu, contro l'Italia, per lo stop ai migranti dalla Libia. Il giordano Zeid bin Raad Al Hussein, Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite non fa solo da stampella alle dure accuse di Msf. Punta il dito contro il nostro Paese per l'appoggio alla Guardia costiera libica che intercetta i migranti in mare. Peccato che assieme alla ritirata delle Ong e agli accordi con i trafficanti per fermare le partenze gli sbarchi in agosto siano diminuiti dell'86% rispetto allo stesso mese del 2016. Dietro le quinte è in atto un'offensiva dei talebani dell'accoglienza tacitamente ispirata dal segretario generale del palazzo di Vetro, l'ex premier socialista portoghese Antonio Guterres.

Il suo alfiere giordano, rappresentante dei diritti umani, accusa l'Unione europea e l'Italia di «chiudere gli occhi» davanti alle sofferenze dei migranti in Libia. Secondo Al Hussein la Ue punta principalmente «verso il blocco della rotta verso l'Europa», come se fosse un reato e non una legittima decisione. Ovviamente ripropone la solita galleria degli orrori parlando di «migranti che muoiono di sete, fame o malattie. Alcuni sono torturati e picchiati a morte o costretti a lavorare come schiavi ed altri assassinati».

Sotto tiro finisce non solo la Ue, ma «in particolare l'Italia che appoggia la Guardia costiera libica, che ha sparato alla nave di una Ong con il risultato che le Organizzazioni umanitarie operano a maggiore distanza in alto mare». Gli spari erano in aria proprio per allontanare l'imbarcazione dalle coste libiche evitando che faccia da calamita per i trafficanti e la loro merce umana. Le Ong si sono ritirate smettendola di fare i taxi del mare anche grazie al codice di condotta imposto dal ministero dell'Interno del nostro Paese, guidato da Marco Minniti, che fa parte dell'Onu. Al Hussein si schiera a spada tratta con Msf che accusa l'Europa e l'Italia «di cinica complicità» nell'impedire ai migranti di arrivare a ondate.

Non è una mossa a caso, ma l'ennesimo tassello di un'offensiva coordinata Onu-Ong contro la Ue e l'Italia sul contrasto ai migranti. Il nuovo segretario generale Guterres è stato per dieci anni Alto commissario dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati conquistandosi la fama di difensore ad oltranza delle Ong. Non solo: L'ex premier socialista portoghese è molto vicino alla linea di Papa Bergoglio sui migranti.

Nel mirino dell'ultima stoccata ci sono i centri di detenzione libici, ma l'Alto commissario dell'Onu non lancia nessuna appello alla mobilitazione dell'Unhcr, l'agenzia delle Nazioni unite per i profughi che dovrebbe prendere in mano questi gironi infernali. Il sospetto è che Onu e Ong non vogliano sporcarsi le mani per alzare lo standard dei centri di detenzione libici. Il nodo verrà al pettine la prossima settimana quando il ministro dell'Interno, Marco Minniti, convocherà le Ong per invitarle a «gestire i campi di detenzione» dei migranti in Libia con l'obiettivo di migliorarne le condizioni umanitarie.

Le denunce delle nefandezze nei proclami dell'Onu e di Msf servono da grimaldello politico per riaprire le frontiere europee agli arrivi dalla Libia, ma per ora sono i migranti a pagarne il prezzo sulla loro pelle. L'Organizzazione internazionale per le migrazioni, agenzia dell'Onu, non ha soldi e uomini sufficienti per il rimpatrio dei dannati dai centri di detenzione libici. Al Hussein neppure ne parla. Al contrario continua scandalosamente a chiedere «serie azioni per proteggere le centinaia di migliaia di migranti imbottigliati in Libia come gente innocente maltrattata ogni giorno». E conclude: «Non possiamo continuare a distogliere lo sguardo da questa brutale realtà».

Giusto, ma è proprio l'Onu che dovrebbe occuparsene sbarcando in forze in Libia per alleviare le pene dei migranti.

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