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Il piano del Viminale per integrare i profughi ci costerà due miliardi

Il progetto coinvolge circa 74mila persone Contraria la comunità islamica: inutile

Il piano del Viminale per integrare i profughi ci costerà due miliardi

Circa due miliardi di euro. È questa, sulla base dei contenuti del Def, la spesa potenzialmente attribuibile al piano per l'integrazione dei richiedenti asilo presentato dal ministro dell'Interno, Marco Minniti. Considerato che il progetto si rivolge a 74.853 persone (27.039 rifugiati cui si aggiungono 47.814 titolari di protezione sussidiaria che già fanno parte del sistema di richiesta d'asilo), si tratterebbe di 26.719 euro a persona, ossia 685 euro per ciascuno dei 39 mesi che mancano all'esaurimento della programmazione Ue 2014-2020 in quanto le risorse dovrebbero essere cofinanziate da Bruxelles anche se la modalità non è molto chiara. Il che porterebbe a una spesa di 22,84 euro al giorno per migrante.

Si può parlare solo in termini di stime proprio perché dati precisi non sono stati presentati. Allora è dal Documento di economia e finanza che bisogna partire visto che fornisce un primo dettaglio dei costi che si sostengono per l'accoglienza e l'integrazione. In primo luogo, infatti, il piano di Minniti si propone di istituire «percorsi di accompagnamento, verificando anche la possibilità di includerli negli interventi di edilizia popolare e di sostegno alla locazione» anche tramite condomini solidali e affitti condivisi. La legge di Bilancio 2017 ha stanziato 100 milioni per i Comuni che decidono di accogliere i richiedenti asilo. Poiché le misure sono calibrate su flussi superiori alle 150mila unità, i circa 75mila del progetto del ministro assorbirebbero circa 50 milioni cui, però, andrebbero a sommarsi gli stanziamenti dei fondi statali per l'edilizia popolare e il contributo agli affitti (potenzialmente sarebbero interessate risorse per circa 25-30 milioni annui) così come è ipotizzabile uno storno di oltre 100 milioni del capitolo accoglienza dai circa 4 miliardi per l'emergenza migratoria.

La parte maggiore delle risorse (circa 300 milioni all'anno), però, proverrebbe dai capitoli sanità, istruzione e formazione come inserimento nel mondo del lavoro. Anche in questo caso il Def parla chiaro: è il 14,3% della spesa per i migranti prevista per quest'anno, una cifra che si attesta attorno ai 600 milioni. La metà circa potrebbe essere destinata al piano di Minniti. Per quanto riguarda il lavoro si sa già che 39 milioni all'anno sono già destinati all'inserimento degli immigrati tramite tirocini e formazione. Il progetto Lift, cofinanziato dall'Europa, ha sostenuto l'assunzione di 745 extracomunitari nelle aziende agrarie con una spesa di circa 4 milioni. Il passaggio della vecchia Italia Lavoro nella nuova agenzia Anpal rende il calcolo più complesso, sebbene l'ordine di grandezza degli stanziamenti sia definito.

Il problema è comprendere quanto la Commissione Ue sosterrà questo sforzo o se sarà l'Italia a farsi carico dell'onere. Minniti ha già detto che l'Europa ha messo a disposizione 100 milioni di euro. Nel Def si precisa che 1,6 miliardi di fondi saranno utilizzati nel periodo 2017-2020 per migrazioni, lotta alla disoccupazione e sostegno agli investimenti. Più realistico pensare che, come avviene di norma il cofinanziamento europeo copra la metà delle spese, e dunque che il Viminale recuperi il 50% dei 2 miliardi ipotizzati.

La controparte non pare entusiasta del progetto che prevede accoglienza in cambio di rispetto delle legge. Ieri la Costituente islamica ha bocciato la proposta di mettere sotto controllo gli imam perché, a norma della Costituzione, serve una trattativa con le rappresentanze religiose. Tanto che la Costituente islamica ha bocciato l'iniziativa.

Minniti, però, va dritto per la sua strada e nel Consiglio dei ministri di ieri ha ottenuto l'inserimento di 250 esperti nelle commissioni territoriali che decidono sulle richieste di asilo per snellire i tempi da due anni a sei mesi.

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