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Piano vota anche per l'Eliseo. Quei dubbi sul senatore a vita

Piano vota anche per l'Eliseo. Quei dubbi sul senatore a vita

Sul Corriere della Sera di ieri Aldo Cazzullo ha scritto senza dare importanza alla cosa, come se nulla fosse, che Renzo Piano domenica ha votato a Parigi nel secondo turno delle elezioni presidenziali nel suo seggio di place des Vosges. Ora, non occorre avere l'acume investigativo di uno Sherlock Holmes per dedurre che il famoso architetto genovese ha con ogni evidenza una doppia cittadinanza: italiana e francese ad un tempo. Si dà tuttavia il caso che Piano non è un cittadino qualsiasi. Nossignori. Perché ricopre la carica di senatore a vita. Anche se, indaffarato com'è con il suo lavoro, ha poco tempo da dedicare alle commissioni e all'assemblea di Palazzo Madama. Di qui un interrogativo non banale. Ma un senatore a vita, in questo caso più o meno clandestino, può avere una doppia cittadinanza? A occhio e croce, e prescindendo da una cattedra universitaria nel giure, diremmo di no.

Fatto sta che questo interrogativo ne trascina parecchi altri, uno più inquietante dell'altro. Per chi non lo sapesse Piano è stato nominato dal presidente Giorgio Napolitano, che amando fare le cose in grande ne ha nominati ben quattro in un sol colpo. È prassi che gli inquilini del Colle sondino la disponibilità dei nominandi per evitare lo smacco di Arturo Toscanini, che disse picche subito dopo la sua nomina da parte di Luigi Einaudi. Orbene, Napolitano ha domandato a Piano se avesse le carte in regola? E Piano, a sua volta, ha informato il capo dello Stato della sua doppia cittadinanza? A questo punto tutto è possibile. Può darsi che Piano sia rimasto muto come un pesce. E francamente non sarebbe da lui perché scientemente avrebbe omesso un dettaglio niente affatto trascurabile. Così come può darsi che sia stato Napolitano a non compiere le rituali verifiche. In entrambi i casi non ne uscirebbero bene né l'uno né l'altro. Ma c'è di più. Difatti anche i senatori a vita sono soggetti a convalida da parte dell'assemblea di Palazzo Madama previo esame della giunta delle elezioni. Atti alla mano, risulta che né la giunta né l'assemblea hanno obiettato alcunché alla convalida. E delle due, l'una. O non erano a conoscenza della doppia cittadinanza di Piano, ed è l'ipotesi più probabile. O ne erano perfettamente consapevoli e hanno fatto finta di niente. A questo punto ci aspettiamo che Napolitano da un lato e il presidente del Senato Pietro Grasso dall'altro ci dicano come stanno esattamente le cose. E una volta appurata che non è giuridicamente possibile per un senatore a vita godere di una doppia cittadinanza, se ne dovrebbero trarre le logiche conclusioni. Per incompatibilità sopravvenuta Piano dovrebbe essere dichiarato decaduto da senatore a vita. A meno che non sia lui stesso a rassegnare le dimissioni. Strano, molto strano che finora nessuno si sia accorto di nulla.

paoloarmaroli@tin.it

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