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In piazza e alle Camere governo e Pd sono divisi Renzi è tra due fuochi

Martina e Scalfarotto con sindaci e governatori tra la folla dei sostenitori delle unioni civili Ma i cattolici affilano le armi per il Family day

In piazza e alle Camere governo e Pd sono divisi Renzi è tra due fuochi

Laura CesarettiRoma In piazza e in Parlamento, governo e Pd restano divisi sulle unioni civili.Ieri, nelle cento affollate piazze arcobaleno mobilitate in tutta Italia a sostegno dei diritti delle coppie gay, gli esponenti del Pd erano tanti: ministri come Maurizio Martina, viceministri e sottosegretari come Silvia Velo e Ivan Scalfarotto, parlamentari di ogni corrente e molti amministratori locali. A Milano c'era Giuliano Pisapia e anche il candidato alla sua successione Beppe Sala, insieme ai suoi tre concorrenti alle primarie; a Torino Piero Fassino, a Bergamo il renzianissimo Giorgio Gori, a Bologna Virginio Merola. E poi i presidenti di Regione: Michele Emiliano, Debora Serracchiani, Enrico Rossi. La controprova è attesa per il 30 gennaio prossimo a Roma, quando farà la sua prova di forza il fronte anti-gay del Family Day: il ministro dell'Ambiente Galletti, dell'Udc, ha già annunciato la sua fervente partecipazione. Angelino Alfano, che da titolare del Viminale sa che non sarebbe di buon gusto manifestare in piazza, probabilmente si asterrà. Ma con qualche invidia per chi, come Clemente Mastella, ai tempi degli sfortunati e scombiccherati «Dico» del governo Prodi si battè come un leone per impedirli, e venne ricompensato da una telefonata di ringraziamenti del Pontefice in persona (all'epoca era ancora in carica Ratzinger, e Mastella racconta spesso che lì per lì, sentendo la voce dall'accento teutonico che sosteneva di essere il Papa, pensò a uno scherzo del suo amico Fiorello). Tra i parlamentari democrat ci sarà sicuramente Beppe Fioroni, e c'è attesa per vedere chi - tra i senatori del fronte cattolico ultrà che sta dando filo da torcere alla maggioranza nel tentativo di svuotare la legge Cirinnà - si presenterà all'appello del Circo Massimo. Uno dei più oltranzisti, quel senatore Della Zuanna che ha presentato l'emendamento che vuole sbattere in galera chi utilizza il cosiddetto «utero in affitto» e sottrargli i figli, si è a sorpresa tirato fuori: «Io al Family day? Non ci penso proprio: la mia idea di famiglia è distante dalla loro. Io penso che le coppie omosessuali debbano avere tutti i diritti», ha rivelato al Corriere della Sera. Altri catto-dem però parteciperanno: da Alfredo Bazoli a Tommaso Ginoble. Il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, che viene dalla Dc e che Renzi ha soprannominato «Arnaldo» in onore di Forlani, ha spiegato che non andrà né all'una né all'altra manifestazione, perché «il compito della politica è di ascoltare». Ma ieri ha duramente criticato l'iniziativa pro-Family Day di Maroni: «Pensa che il Pirellone sia roba sua. Si sbaglia di grosso: è di tutti i lombardi e non si può usare a fini di parte. Serietà».La divisione interna c'è e l'esame in Senato, che inizierà da giovedì, resta ricco di insidie soprattutto nei voti segreti sulle migliaia di emendamenti. Che però il Pd sta cercando di ridurre al minimo, grazie alla consolidata prassi del «canguro»: un emendamento riassuntivo della legge, già presentato dal renziano Marcucci, che potrebbe far saltare gran parte delle proposte di modifica.E Matteo Renzi, a differenza di Romano Prodi che sui Dico andò malamente a sbattere, si è abilmente posizionato su una linea difficilmente attaccabile: il Pd è nettamente a favore di una legge «irrinviabile», ma lascia libertà di voto in Parlamento.

E il premier ha anche disinnescato la spaccatura del governo nelle piazze: «I ministri? Sono liberi di andare a tutte le manifestazioni che vogliono».

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