Politica

Il picchiatore di Carminati era un militante grillino

Matteo Calvio su Facebook si vantava di voler aprire un circolo M5S. Il caso del campo nomadi e i guai di Veltroni

Il picchiatore di Carminati era un militante grillino

Rosso&Nero. Buzzi e Carminati, sono ai vertici della presunta cupola che copriva politica e affari nella Capitale. E le loro chiacchiere a 360 gradi finiscono riversate agli atti dell'inchiesta. Chiamando in causa tutti e tutto. Destra, sinistra, elezioni, affari, sindaci nuovi, vecchi e vecchissimi, le strategie per le primarie e quelle per il voto in Campidoglio.

IL RE NERO E IL SINDACO ROSSO

Dopo l'elezione di Marino, smaltita l'iniziale delusione per i contatti già allacciati dalla presunta cupola con la precedente amministrazione di Alemanno, il 2 luglio dell'anno scorso Massimo Carminati e Salvatore Buzzi sono al telefono. Buzzi è su di giri, e comunica al sodale che ha «avuto modo di incontrare tre soggetti ( che si comprendeva essere alti dirigenti del Comune di Roma) e di aver ricevuto assicurazione che, dei candidati a ricoprire ruoli di responsabilità all'interno dell'amministratore, vi erano “due Assessori e dieci Consiglieri”». Ovviamente il Nero è ben lieto e in vena di complimenti. Così lui, il «re di Roma», batte le mani all'amico: «ma sei un partito, sei te il vero Sindaco». Ovviamente, il lavoro non era finito. «C'è da seminare, insomma, c'è da seminare… e seminiamo», concludeva Carminati.

«SILVIO, ECCO IL CAPO DELLE COOP»

Maggio 2013. A una cena elettorale Alemanno presenta Buzzi a Berlusconi. E Buzzi corre a raccontarlo a Carminati: «Allora Alemanno m'ha presentato a Silvio, dicendo: “ti presento il capo delle cooperative rosse di Roma”».

VOTO DISGIUNTO IN CAMPIDOGLIO

Buzzi, intercettato, racconta le strategie alla vigilia delle elezioni capitoline, spiegando che «voteranno» sia Marino (al primo turno) che Alemanno (al secondo). Scopo del voto disgiunto era «sostenere l'eleggibilità dei propri “cavalli”», perché per gli affari potrebbe non bastato un sindaco «amico». «Ma noi lo sai - racconta Buzzi - al primo turno voteremmo Marino... col candidato nostro, perché coi cavalli per far rientra', perché se non me entrano i cavalli, puoi pure imbrocca' il Sindaco, ma senza cavalli dentro, vai poco lontano. Al ballottaggio voteremmo Alemanno, perché a noi ce conviene per il rapporto che c'è...».

«SIAMO A POSTO PER TRE ANNI»

Dopo le Regionali, Carminati si vanta con un imprenditore amico di aver risolto i problemi della «cupola» per un bel po' di tempo. Il «cecato» spiega che oltre al Pdl, con Luca Gramazio destinato a suo dire a diventare capogruppo in Regione, «il sodalizio avrebbe vantato anche la conoscenza del “più votato” dello schieramento di sinistra», che fu Daniele Leodori, ora presidente del consiglio regionale. Un quadro confortante, per Carminati, convinto che con «uno della maggioranza e uno dell'opposizione, per i prossimi tre anni stamo così.. lo sai come stamo? Dovremmo sta col cuscino così..., ogni tanto uno apre l'occhi, indichi una cosa e la fa', cioè, più de così».

IL PICCHIATORE A CINQUESTELLE

Descritto dagli inquirenti come uno dei picchiatori dell'organizzazione, usato per il «recupero crediti» vista «l'indole violenta», Matteo Calvio ha subito il fascino dell'antipolitica, pur lavorando con il gruppo che la politica l'avrebbe pilotata. E due anni e mezzo fa, sul suo profilo Facebook , scriveva: «Da ieri sono diventato un membro dei Movimento 5 stelle. Stiamo aprendo presso le zone Infernetto, Acilia, Ostia uno studio dove daremo vita a questo movimento di Beppe Grillo. Chiunque fosse interessato ci contatti su Fb». Cinquestelle per chi, le stelle, di solito le faceva vedere agli altri.

«QUANTI SOLDI HA PRESO VELTRONI»?

Una chiacchierata tra esperti sulla corruzione, «sia con riferimento a fatti di diretta conoscenza (e interesse) di alcuni dei dialoganti, sia in relazione al più ampio contesto istituzionale cittadino». È il 28 marzo scorso, e negli uffici della Coop di Buzzi, la 29 giugno, il fondatore si intrattiene con alcuni suoi collaboratori. Parlano del più e del meno, ma soprattutto di soldi e di mazzette, non soltanto destinate agli imprenditori e ai politici che Buzzi dice di tenere a libro paga. Perché, Buzzi soprattutto, avanzano sospetti anche su altri insospettabili. Come l'ex sindaco e fondatore del Pd Walter Veltroni. Buzzi: «No scusa ma se Odevaine c'ha tutta sta roba (inc), ma Veltroni quanta roba c'ha? (...) E stiamo zitti». «Che dici?», replica incredula sua moglie. «Quello che ho detto!», ribadisce Buzzi, che aggiunge, riferendosi forse a Odevaine: «Scusa perché se tu sei stipendiato dal Comune e pigli 3.000 euro al mese come fai ad averci un impero in Venezuela? (...) E ancora noi che famo... lo sai, a me non me ne frega più un cazzo (...) guarda tra tutti quelli che ci stanno a da' una mano il migliore è Alemanno, quello oggi mi ha ritelefonato la segreteria di Alemanno... ma vaffanculo... ma quanti soldi si è portato via Veltroni? Si è preso e fatto»? «Un botto!», interviene Caldarelli, assessore di un municipio e presidente di una coop. Una tale Bugitti difende Walter: «Che c'entra Veltroni?». E Buzzi attacca: « Eh, ha preso i soldi di Odevaine! Perché lui non li ha presi? (...) scusa ma c'ha mezzo Venezuela - continua Buzzi su Odevaine - come se l'è fatto? col risparmio dello stipendio?». Bugitti insiste: «Che c'entra Veltroni?». Buzzi sbotta: «A Manue'! C'è con Odevaine su altre cose non ci ritorna? (...) quando tu fai un'operazione con Toti ...lo sai che gli hanno fatto fa'? il centro commerciale quello di Castel... come si chiama quel...? Eh, valore 500 milioni di euro! Te lo regalo! Tu in cambio che mi dai? 500 milioni di euro!».

IL NERO DIFENDE ALEMANNO

Massimo Carminati, intercettato nello studio di un avvocato, dice la sua sulla cerchia di Alemanno e sul potenziale di «guai» che comporta, dopo l'arresto del 2013 dell'ex Ad di Eur Riccardo Mancini. «Alemanno è un altro buffone - dice il «cecato» - però dentro a sta storia non c'entra niente, in questa storia non c'entra proprio niente, solo uno lo può fottere ad Alemanno, è Panzironi, non è Mancini». Perché secondo Carminati «Mancini è un malversatore per cazzi suoi, mica per Alemanno». Che invece, avrebbe appunto nell'ex presidente dell'Ama il suo punto debole: «Uno che può fottere veramente Alemanno è Panzironi, Panzironi lo può fottere, altri non ce n'è».

LE MANI SULL'AMA

Secondo la ricostruzione degli inquirenti Carminati era riuscito per anni ad «aggiustare e pilotare» gli appalti dell'azienda municipale ambiente capitolina, affidata durante al giunta Alemanno al suo fedele Franco Panzironi, che il gip definisce «garante dei rapporti dell'associazione con il Campidoglio asservito agli interessi dei soggetti economici riconducibili alla coppia Buzzi-Carminati». Gli appalti milionari individuati dagli inquirenti sono quello sulla raccolta differenziata del 5 dicembre 2012 per 21 milioni e 450mila euro. Il merito è anche delle relazioni che il sodalizio indagato intratteneva con alcuni colletti bianchi: oltre a Panzironi ci sarebbe l'avvocato Giuseppe Berti, avvocato civilista romano, proposto al politico azzurro Luca Gramazio come candidato ideale nel Cda Ama («Mettiamoci una persona nostra di fiducia») come poi succederà, che avrebbe eseguito «pedissequamente» le indicazioni del gruppo. A disposizione del clan c'era anche Angelo Scozzafava, ex direttore del Dipartimento promozione dei Servizi Sociali e della Salute del Comune di Roma e oggi dirigente presso l'Azienda Ospedaliera Sant'Andrea a Roma, che per gli inquirenti avrebbe fatto da tramite per favorire le cooperative di Buzzi come nella vicende di Castel Romano. Buzzi racconta «la storia dei campo nomadi»: «Te la ripeto e la devi memorizzare. Quando viene fatto lo sgombero dei campi... I nomadi vengono portati a Castel Romano dove c'era un accordo tra Veltroni e Deodati perché sui terreni di Deodati doveva sorgere l'inceneritore. Fanno un accordo e portano i nomadi nottetempo e Deodati sta zitto». Poi i nomadi vanno a finire su un altro terreno. E Buzzi: «A noi ci chiama Veltroni (o Odevaine?), “compratemi i terreni e levatemi i proprietari dai coglioni”. Poi ci mettiamo d'accordo».

Poi arriverà Alemanno e Buzzi gli chiederà il conto.

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