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Il Piemonte butta ogni mese 730mila euro in vitalizi d'oro

All'ex vicepresidente della Regione quasi 8mila euro al mese. Il paradosso: alcune pensioni sono più alte degli stipendi degli attuali eletti

Il Piemonte butta ogni mese 730mila euro in vitalizi d'oro

Si possono spendere 732mila euro ogni mese per corrispondere un vitalizio a 199 ex consiglieri regionali o ai loro eredi? Per il Piemonte la risposta è affermativa. Questa particolare forma di trattamento pensionistico è stata abolita solo pochi mesi fa, ma vale solo per gli eletti alle ultime amministrative che hanno visto prevalere il centrosinistra con Sergio Chiamparino. Per coloro che erano in carica fino alla passata consiliatura il privilegio rimane e, in alcuni casi, è cospicuo.

A Palazzo Lascaris, sede della Regione Piemonte, sono stati furbi. Come rivela il quotidiano web Lo Spiffero , nel dicembre del 2010 - all'inizio dell'era Cota - fu approvata una legge regionale che commisurava i vitalizi alle indennità di carica percepite alla data del 30 settembre 2010, ossia ben prima che entrassero in vigore i tagli degli emolumenti previsti dalla spending review tremontiana. Considerato che la pensione viene calcolata in base alla durata del mandato (dal 30% per soli 5 anni all'80% per 20 o più), si giunge a trattamenti monstre che poco hanno da invidiare a quelli corrisposti dai parlamentari, sfiorando gli 8mila euro. A tutto questo si aggiunge un paradosso: mentre i tagli hanno colpito i consiglieri regionali in carica, che attualmente percepiscono 6.600 euro al mese, gli «anziani» (si fa per dire, visto che fino al 2005 bastavano 60 anni per ottenerla) guadagnano più degli attivi.

La classifica dei supervitalizi è guidata dall'ex vicepresidente Ugo Cavallera (Forza Italia), che dopo 24 anni a Palazzo Lascaris, ha ottenuto una rendita di 7.958,47 euro mensili. Sul secondo gradino del podio, Giuliana Manica (Pd), ex assessore della giunta Bresso e al terzo posto pari merito - con 7.560,55 euro - Giuseppe Chiezzi (Pci e Rifondazione) e l'ex assessore di Forza Italia con un passato nel Psdi, Pier Luigi Gallarini. Sono nomi che non dicono molto al grande pubblico, sono infatti politici locali che hanno operato soprattutto sul territorio. Non c'è distinzione di bandiera: certe leggi, infatti, sono spesso approvate con un consenso trasversale.

Nomi più noti, invece, si trovano quando si sommano i vitalizi da consigliere e quelli da parlamentare. In questo caso si superano agevolmente i 10mila euro. Leader con 10.231,87 euro mensili (7.162,63 dalla Regione) è Giancarlo Tapparo, ex socialista passato ai Ds. Seguono l'ex dc Ettore Paganelli (10.117,41 euro di cui 6.267,30 euro da Torino) e l'ex governatore forzista Enzo Ghigo (10.108,94 di cui 6.167,82 dalla Regione). Di tutto rispetto anche il trattamento dell'ex segretario del Pli che strizzava l'occhio alla sinistra, Valerio Zanone: ogni mese percepisce 9.252,18 euro dei quali 3.581,31 arrivano dalla Regione. A 8.375,18 e 7.746,70 euro si fermano rispettivamente Tomaso Zanoletti (Dc-Udc-Pdl) e Marco Zacchera (Msi-An-Pdl) con 2.984,43 euro da Palazzo Lascaris. La stessa cifra tocca all'ex banchiere Nerio Nesi che con i 2.853,32 euro da Roma supera i 5.800 euro mensili, circa mille euro in meno di Anna Maria Vietti, zia democristiana di Michele, l'attuale vicepresidente del Csm.

Non tutti i «pensionati» terminano il loro lavoro abbandonando le aule della politica. Ad esempio Giuseppe Cerutti (6.041,34 euro dei quali 3.189,76 dalla Regione) è da oltre dieci anni presidente della Sitaf, la società che gestisce il Traforo del Frejus e l'autostrada Torino-Bardonecchia. L'ex senatore Pd nonché consigliere regionale Pietro Marcenaro (4.890,30 euro in toto) è da pochi mesi presidente del Museo della Resistenza di Torino.

Fare parte della nomenklatura ha sempre i suoi vantaggi.

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