Cronache

Pietro e l'incidente mortale: «Era verde, sono devastato»

Interrogato un'ora dal gip il ragazzo che ha investito Gaia e Camilla. Il legale: «È distrutto, merita rispetto»

Pietro e l'incidente mortale: «Era verde, sono devastato»

Roma «Lo scontro è stato inevitabile. Sono sbucate all'improvviso, avevo il verde, ho superato una macchina quando ho sentito il botto. Non mi ero fatto le canne, non andavo veloce, era buio e non le ho viste». Punto. Lo ha detto Pietro Genovese, interrogato dal gip Bernadette Nicotra sul drammatico incidente avvenuto su Corso Francia, nella notte tra il 21 e il 22 dicembre scorsi. Testa bassa, il figlio ventenne del regista Paolo Genovese entra in Procura alle 14 di ieri e ci resta un'ora. Sessanta minuti in cui il giovane racconta la sua versione. «Le ragazze erano coperte dall'auto che avevo sulla destra. Non le ho proprio viste».

«È sconvolto e devastato per quanto successo», spiegano i suoi legali, Gianluca Tognozzi e Franco Coppi. «Genovese - continuano - ha risposto alle domande e la cosa più pregevole è stata detta da uno dei legali di parte civile che prega, spera, che questa vicenda, una tragedia per tutte e tre le famiglie, non venga trasformata in motivo di spettacolo. Genovese non è il killer che è stato descritto e merita rispetto e comprensione».

Aveva appena smesso di piovere alla mezzanotte e trenta di sabato 21 dicembre a corso Francia, all'altezza di via Flaminia. Camilla Romagnoli e Gaia von Freymann, 16 anni entrambe, devono attraversare dalla direzione di Ponte Milvio, dove hanno trascorso la serata, a Collina Fleming dove abitano. La mamma della prima, la signora Cristina, ha appena inviato un messaggio: «Hai visto che ore sono?». Camilla le risponde subito e pensa solo a rincasare. È con la sua amica del cuore, Gaia, quando inizia ad attraversare l'incrocio maledetto. Le auto sfrecciano, loro hanno paura e si tengono per mano. La versione di Genovese viene confermata, manco a dirlo, dagli amici in auto con lui, Davide Acampora e Tommaso Edoardo Fornari Luswergh. Con l'aggiunta di un particolare. Se Genovese non ha fumato «erba» o hashish, almeno quella sera considerati gli esami tossicologici «non negativi», due bicchieri di vino, però, se li era fatti sicuramente, a cena, con gli amici. «Solo due, però», mettono a verbale i ragazzi. Quanto basta per arrivare al tasso alcolemico di 1,4 mg/litro di sangue, come certificano le analisi effettuate al policlinico Umberto I. Ovvero quasi tre volte il limite massimo consentito per quanti si mettono alla guida. Limite per guidatori «esperti»: Pietro, essendo neopatentato, non potrebbe bere nemmeno una goccia di alcol. I vigili urbani, del resto, scrivono che il guidatore della Renault Koleos «ha un alito fortemente vinoso». Recidivo: al 20enne viene sospesa la patente per ben quattro volte in due anni, l'ultima il 1° ottobre, sempre con il minimo previsto dalla legge sull'uso degli stupefacenti, due mesi. Per il «vizio» di passare col rosso, poi, gli sono stati decurtati quasi tutti i punti patente, come sottolinea il gip nell'ordinanza di custodia cautelare.

Non solo. Il ragazzo, dopo aver travolto le 16enni, percorre altri 250 metri con gli air bag esplosi fermandosi sulla rampa di accesso alla tangenziale. Dalla corsia laterale sinistra cambia corsia sterzando a destra. Voleva fuggire? Gli amici gridano di fermarsi. Anche su questo le dichiarazioni sono concordi. Pietro si ferma ma solo perché la centralina «ordina» al motore di spegnersi? L'auto superata da Genovese, una Smart, è al centro della carreggiata. Al volante c'è David Rubin Mosche che vede le ragazze e si ferma. Le due hanno quasi raggiunto lo spartitraffico laterale quando arriva Genovese che effettua il sorpasso. Camilla e Gaia attraversano con il verde per i pedoni, passato a rosso dopo 3,4 secondi di lampeggiamento? È la tesi dell'avvocato Cesare Piraino, legale della famiglia Romagnoli. Verde per la parte civile, rosso per la difesa e per i testimoni. Fra questi un pedone fermo al semaforo, Jacopo Daliana, in attesa del verde pedonale. Due persone, poi, sostengono che le ragazze erano sulle strisce, altre quattro no. Dato certo: Genovese era almeno a 80 chilometri orari, ben oltre i limiti. È sull'informativa inviata al pm.

«Correva», ricorda un testimone, Emiliano Annichiarico.

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