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Altro che ripresa, il pil cresce troppo poco: +0,6% in un anno

Frena la crescita italiana nella parte finale del 2015, deludendo le attese. Nel quarto trimestre dello scorso anno, secondo la stima preliminare dell’Istat, il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,1% (+0,6% su base annua). Consumatori: "Smentito chi dice che la crisi è superata"

Altro che ripresa, il pil cresce troppo poco: +0,6% in un anno

"Matteo Renzi sa che ultimo trimestre 2015 in frenata ha effetto negativo su 2016, che suoi conti pubblici saltano e servirà manovra choc?''. Lo scrive su Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. Brunetta fa riferimento ai dati, inferiori rispetto alle attese, relative alla crescita del prodotto interno lordo. Apparentemente i dati sono buoni: nonostante la frenata di fine anno, il 2015 conferma l’uscita dell’Italia dalla recessione, con il pil annuo che torna al segno più dopo tre anni consecutivi in negativo. Sono però dati provvisori, la prima stima ufficiale della crescita annuale per il 2015 arriverà il prossimo primo marzo. Stando alle stime di oggi lo scorso anno si sarebbe chiuso a +0,7% dopo il -2,8% del 2012, il -1,7% del 2013 e il -0,4% del 2014. L’ultimo dato positivo risale al 2011 quando si era registrata una crescita di +0,6%. Per trovare una crescita superiore bisogna tornare al 2010.

Un altro dato negativo viene fotografato dall'Istat: la domanda nazionale, composta da consumi, investimenti e scorte, va giù. A trainare la crescita è invece l’estero. "Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte), più che compensato dall’apporto positivo della componente estera netta".

Anmche per le associazioni dei consumatori la crescita è troppo piccola e instabile. Ancora "estremamente timidi" i segnali registrati dall’Istat, sottolineano Adusbef e Federconsumatori in una nota. "Questi dati smentiscono clamorosamente tutti coloro che sostengono da mesi come il nostro Paese sia fuoriuscito dalla crisi. Purtroppo ci troviamo ancora in una situazione di forte incertezza, dove le famiglie sono costretta a fare i conti con difficoltà e rinunce. Basti pensare - proseguono - che, nel giro di tre anni (2012-2013-2014), i consumi delle famiglie sono crollati del -10,7%, percentuale che corrisponde a circa 78 miliardi di spesa complessiva in meno. Una diminuzione di tale portata non può non riflettersi anche sulla produzione e sul versante occupazionale, aggravando una spirale depressiva dalla quale la nostra economia sembra non trovare via d’uscita".

Renzi intanto gongola: "Noi non siamo più l’epicentro della crisi - dice in un’intervista a Radio anch’io - come nel 2011 e nel 2012, i dati di ieri sono stati peggiori per alcune banche francesi e tedesche. Detto questo io non ne sono contento perché ormai il sistema prevede che tutte le banche europee stiano insieme.

Ma l’Italia non è più l’epicentro della crisi".

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