Economia

Il Pil italiano si "blocca". Ma i Cinquestelle scaricano la colpa sul Pd

Di Maio vaneggia: «Con la manovra ci sarà ripresa». L'Istat avverte: «La crescita è nulla»

Il Pil italiano si "blocca". Ma i Cinquestelle scaricano la colpa sul Pd

Con la manovra del popolo si riprenderà, non solo il Pil, ma anche la felicità degli italiani», assicura il vicepremier Luigi Di Maio. Il governo ha affrontato l'ennesimo cattivo segnale insistendo sulla tesi secondo la quale l'economia tornerà a crescere grazie alla legge di Bilancio.

L'esecutivo conta quindi su ritmi quasi cinesi, visto che ieri l'Istat ha certificato un dato peggiore di tutte le previsioni. La prima vera frenata dopo quattro anni di crescita ininterrotta, anche se sempre sotto la media europea. Forse la prima avvisaglia di recessione.

Nel terzo trimestre dell'anno in corso il Pil ha registrato una crescita nulla rispetto al trimestre precedente. La crescita rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso è dello 0,8%. «La dinamica dell'economia italiana - ha spiegato l'istituto di statistica - è risultata stagnante, segnando una pausa nella tendenza espansiva in atto da oltre tre anni. Giunto dopo una fase di progressiva decelerazione della crescita, tale risultato implica un abbassamento del tasso di crescita tendenziale del Pil, che passa allo 0,8%, dall'1,2% del secondo trimestre». Dato annunciato dalla «perdurante debolezza dell'attività industriale». In sostanza gli allarmi lanciati in questi mesi, basati su indici anticipatori, erano tutti fondati. I dati sono del 2018, ma il rallentamento non potrà che avere un effetto trascinamento anche sulla crescita del 2019, rendendo sempre più traballanti le cifre sulle quali si basa la legge di Bilancio che in queste ore approda in Parlamento.

Spiega l'economista Carlo Cottarelli: ipotizzando una crescita dello 0,1% del Pil nel quarto trimestre dell'anno in corso, «l'obiettivo per il 2019» contenuto nei documenti ufficiali del governo, quindi l'1,5%, «è più difficile da raggiungere: il Pil trimestrale 2019 dovrebbe crescere dello 0,5% nei primi due trimestri e dello 0,6% negli altri due». Conferma Confindustria: nel 2019 il Pil crescerà «ben al di sotto dell'1 per cento».

Un Pil sotto le aspettative non può che ripercuotersi anche sugli obiettivi di finanza pubblica del governo. Difficile centrare un deficit/Pil al 2,4% con misure costose come il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni.

Per il premier Giuseppe Conte si tratta di uno «stop congiunturale, che riguarda l'intero quadro dell'economia europea». Il governo lo aveva previsto per questo la manovra sarà «espansiva».

Di Maio ha sottolineato come la frenata non possa essere imputata al governo in carica, visto che la legge di Bilancio non è in vigore, ma alla ltima manovra del governo Gentiloni, quindi al Pd.

Immediate le repliche delle opposizioni: «Ci dispiace deludere il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: la sua manovra, contrariamente a quanto egli afferma, è recessiva». Sono già in vigore gli «effetti negativi generati dal credit crunch, per via del forte aumento degli interessi sul debito provocato dalla perdita di credibilità» del governo.

Rincara la dose Anna Maria Bernini, presidente dei senatori Fi. «Come può il governo promettere una crescita dell'1,5 per cento se in pochi mesi, con provvedimenti depressivi come il decreto dignità, è solo riuscito a bloccare lo sviluppo del Paese?».

I segnali di insofferenza da parte delle imprese si moltiplicano. Ieri Confcooperative ha riportato l'attenzione su uno degli ostacoli strutturali alla crescita. «Le imprese sono zavorrate da 31 miliardi di euro di costi della burocrazia; impiegano 238 ore, oltre 6 settimane di lavoro per pagare i 14 principali adempimenti fiscali», ha spiegato Maurizio Gardini, presidente della confederazione .

Le imprese mostrano un nuovo dinamismo, ma lo Stato si rileva, «idrovora di risorse».

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