Politica

Dal pioniere Barnard ai nuovi chirurghi robot

Il primo intervento nel 1967. Il futuro: organi artificiali grazie alle stampanti in 3D

Davide Zamberlan

Il 1967 è un anno miliare nella storia della medicina e della chirurgia in particolare: il 3 dicembre infatti il medico sudafricano Christiaan Barnard, a Città del Capo, effettua il primo trapianto di cuore. L'espianto avviene dal corpo di una giovane ragazza di 25 anni deceduta in un incidente d'auto. Il ricevente è un uomo di 55 anni, Louis Washkansky (che tuttavia muore di polmonite pochi giorni dopo). Riceve onori e gloria e molti dopo di lui ne applicano la procedura.

Che Barnard sia colui che per primo compie l'impresa è un fatto noto. Forse meno conosciuto è che negli anni immediatamente successivi il numero di trapianti crolla dai 100 del 1968 ai 18 del 1970. Il problema è l'alto numero di pazienti che muoiono poco dopo l'intervento a causa del rigetto del nuovo cuore: non ci sono terapie immunosoppressive adeguate. L'ostacolo viene superato quando, alla fine degli anni '70, Jean Borel scopre la ciclosporina, ancora oggi il più comune immunosoppressore usato nel trapianto di organi.

Anche la parabola dei trapianti pediatrici di cuore segue un percorso accidentato. Il primo intervento viene effettuato solo 3 giorni dopo quello di Barnard, su un bambino che sopravvive solo 6 ore. Il chirurgo è Adrian Kantrowitz. I casi pediatrici si susseguono, i risultati non sono incoraggianti. Fino al 9 giugno 1984 quando al Columbia University Medical Center viene operato con successo James Lovette, di 4 anni, che ha un cuore con un solo ventricolo. Anche in questo caso, la chiave è la ciclosporina, che impedisce al corpo del neonato di rigettare il nuovo cuore: James vive, si diploma al college e studia medicina ma muore prima di completare gli studi.

In Italia il primo trapianto cardiaco è effettuato nel 1985 a Padova. A eseguirlo una squadra di medici coordinati da Vincenzo Gallucci, il beneficiario un giovane ragazzo mestrino che vive per altri 7 anni.

La ricerca medica corre veloce e si deve tornare a pochi anni dopo Barnard, nel 1969, per assistere al primo impianto temporaneo di un cuore artificiale in un corpo umano. Bisogna aspettare il 1982 per il primo impianto permanente. Oggi il presente è dei chirurghi robot, ampiamente utilizzati anche in Italia, precisi e infaticabili. Siamo il secondo paese in Europa, dopo la Francia, per numero di operazioni chirurgiche robotizzate.

La frontiera invece si trova nel recente annuncio di alcuni ricercatori svizzeri che hanno creato, utilizzando stampanti 3D, un cuore di silicone perfettamente integrato.

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