Politica

Piovono cartelle pazze Inps: contributi fantasma sulle colf

L'istituto non aggiorna i licenziamenti delle badanti e spedisce migliaia di richieste di pagamento non dovute

Piovono cartelle pazze Inps: contributi fantasma sulle colf

Migliaia di cartelle «pazze» gettano nel panico, ingiustamente, le famiglie italiane. In tutta Italia sono 214.000 gli avvisi di accertamento spediti dall'Inps per errore con la richiesta di pagare contributi per i domestici, colf e badanti, in realtà non dovuti. A Milano ne sono già stati consegnati migliaia e da un paio di giorni hanno cominciato ad arrivare anche a Roma. In alcuni casi vengono richieste cifre astronomiche: fino a 10/12mila euro. E per un anziano con pensione sociale ricevere una cartella con simili importi rappresenta un vero e proprio choc. Importante quindi chiarire subito che si tratta di un madornale errore dell'Inps che non ha aggiornato gli archivi.

Ma che cosa è successo? A spiegare come l'Inps abbia preso la cantonata ed a suggerire la soluzione per le famiglie preoccupate è Teresa Benvenuto, segretario nazionale Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico. L'Inps ha compiuto ricerche a ritroso fino al 2005/2006 per verificare il regolare pagamento dei contributi per colf e badanti. «Il problema è sorto per il mancato aggiornamento degli archivi -spiega la Benvenuto- All'Inps evidentemente non risultava la registrazione della cessazione del rapporto che in realtà era stata regolarmente comunicata dal datore di lavoro».

Una confusione dovuta anche al fatto che fino al 2009 la cessazione del rapporto di lavoro andava comunicata alle direzioni provinciali dei centri per l'impiego. Uffici che magari ancora non hanno trasmesso la documentazione all'Inps. Insomma gli archivi dell'Istituto sono «sporchi», non forniscono informazioni aggiornate ed a farne le spese sono le famiglie che 10 anni fa hanno licenziato la colf e ora si vedono richiedere i contributi come se la domestica avesse continuato a lavorare fino ad oggi. «Ho qui davanti un avviso di pagamento per 6.500 euro, per gli anni che vanno dal 2012 al 2016. Si trattava di un rapporto di lavoro di 25 ore settimanali, chiuso nel 2012 -racconta la Benvenuto- Per rapporti di lavoro da 50 ore settimanali si arriva addirittura a 12.000 euro. Abbiamo ricevuto centinaia di telefonate dei nostri soci preoccupatissimi».

L'Assindatcolf ha in archivio la documentazione necessaria per i propri soci. Ma che cosa possono fare le famiglie che invece non trovano più le ricevute? Casi frequenti visto che parliamo di rapporti di lavoro cessati anche più di dieci anni fa.

«Se non si è in grado di produrre ricevute o altro si può provare a contattare l'ex lavorante che confermi l'avvenuta cessazione del rapporto. Altrimenti basterà produrre una dichiarazione di responsabilità, un'autocertificazione», spiega la Benvenuto. Anche perché l'Inps è consapevole di aver commesso un errore.

Ma accanto al mancato aggiornamento degli archivi stanno emergendo pure dei casi più gravi. «Abbiamo ricevuto molte segnalazioni da datori di lavoro ai quali erano stati attribuiti dall'Inps lavoratori dei quali non conoscevano neppure l'esistenza -spiega la Benvenuto- In questi casi consigliamo di recarsi in questura a sporgere denuncia per furto di identità, comunicazione che dovrà successivamente essere trasmessa anche all'Inps».

Si tratta in questi casi di vere e proprie truffe che di solito vengono attuate nei periodi di sanatoria per ottenere il permesso di soggiorno, dimostrando di avere un datore di lavoro il quale in realtà è ignaro del fatto che qualcuno stia usando la sua identità.

Commenti