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Tra piume e gambe torna a luccicare lo spirito Saint Laurent

Vaccarello onora Yves e Pierre Bergè con le sue «dark angels». I giochi pieni di humour di Lacoste

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Parigi Alle 19,59 in punto la tour Eiffel comincia a lampeggiare e per un minuto esatto sembra coperta dal perlage dello champagne fatto in paillette. Succederà di nuovo alle 20,15, un evento straordinario per onorare la memoria di Pierre Bergè. Infatti la torre sberluccica (i francesi dicono clignote) una volta all'ora per tutta la notte, ma questa è la prima sfilata del marchio Saint Laurent orfano dei due fondatori e Parigi s'inchina a questi due personaggi irripetibili: il grande Yves morto nel 2008 e il grandioso stratega del suo successo planetario. S'inchina anche Anthony Vaccarello, il trentacinquenne designer italo-belga nominato direttore creativo un anno e mezzo fa al posto di Hedi Slimane. Finalmente sulla passerella di questo straordinario marchio francese si rivede una cosa preziosa e per cui non esiste un termine italiano: l'esprit, l'allure, the attitude, ovvero quel certo non so che di unico e speciale per cui pensi subito a Saint Laurent. Ci sono i calzoncini, le piume, le paillette, le forme a palloncino e quelle skinny che più skinny non si può, lo smoking di lui a misura di lei, i tacchi sottili, gli stivali, il nero luccicante dell'asfalto bagnato dalla pioggia e qualche colpo di colore che arriva dritto al cuore come un colpo di pistola. In mezzo a tutto l'impianto della sfilata è semplicemente magnifico, all'aperto, nei giardini del Trocadero, accanto alla Fontana di Varsovie da cui si gode una vista impagabile sulla torre. Le 90 modelle (tra loro Kaia Gerber figlia di Cindy Crawford e qualche sparuto ragazzo) devono fare un lunghissimo percorso davanti a personaggi come Kate Moss, Naomi Campbell, Catherine Deneuve, Lenny Kravitz e Courtney Love. Vaccarello nel backstage parla di dark angel ma alla fine rivela di essersi inchinato alla grande tradizione dell'atelier che ha fatto la storia del marchio. Ben detto e ben fatto.

Anche Felipe Oliveira Baptista, il giovane designer portoghese che disegna Lacoste, fa un egregio lavoro sui codici della maison fondata 85 anni fa da Renè Lacoste. Per celebrare questo importante anniversario il marchio del coccodrillo abbandona quindi le passerelle di New York e torna a giocare in casa. Il termine gioco è più che appropriato perché la sfilata si svolge su una sorta di campo da basket al centro del quale un complesso suona musica dal vivo. Anche qui siamo all'aperto, in mezzo ai Jardins de Tuileries. Il messaggio della collezione è proprio questo: un guardaroba urbano e al tempo stesso sportivo che celebra la ricchezza della diversità. Nelle prime uscite ci sono parecchi riferimenti agli anni Settanta quando si portavano le tute da ginnastica con mocassini per gli uomini e decolletè per le donne. Poi arrivano innumerevoli citazioni al coccodrillo: stampato sulle fibbie, sui bottoni, sulla seta che si mischia ai tessuti tecnici. Infine c'è la mitica polo attorno cui il designer costruisce i capi migliori: abiti da sera lunghi, monospalla e con le allacciature laterali oppure corti chemisier pieni di garbo. Una collezione piena di humour.

Quella di Dries Van Noten è piena di Pathos e per una volta in questa interminabile stagione di sfilate per la primavera estate 2018 l'emozione è quasi palpabile per via della perfetta sinfonia di colori, forme, decorazioni e fantasie. Tutto ruota attorno al foulard che diventa abito, tunica, finale di una gonna, ruche: una meraviglia. Bellissima anche la collezione disegnata da Alessandro Dell'Acqua per Rochas, storico marchio francese di cui l'adorabile stilista partenopeo si occupa da 3 anni e mezzo. Stavolta tutto parte da un film romantico e drammatico in parti uguali: I fiori della guerra, storia di un gruppo di prostitute che si nascondo in un convento nel vano tentativo di salvarsi dal Massacro di Nanchino. La storia finisce male, in compenso i capi e gli accessori firmati Rochas sono divini con quei magnifici tessuti jacquard da tappezzeria fatti a telaio e quindi reversibili oppure foderati con quella deliziosa seta rosa a pois che sa di cipria e letti sfatti. È presente anche nelle fantastiche pantofoline (nome in codice mules) oppure all'interno di un cappottino reversibile su un motivo da divanetto orientale. Da Margiela continua l'incredibile lavoro di John Galliano sull'arte di scomporre e ricomporre i capi. Anche stavolta si parte dal trench e si arriva dappertutto perché lui è un genio e il punto di partenza è il viaggio rappresentato dalle borse-cuscino, dai cartellini degli aeroporti che diventano decorazione oppure stampa, da una specie d'imbragatura in piume e cristalli che alla fine è quasi un fantasma del trench.

Deludente e noioso come non mai il debutto di Olivier Lapidus da Lanvin. Perchè distruggere così il più antico marchio di Francia e l'incredibile lavoro di Albert Elbaz?

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