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Polemica su Savona indagato Ora i grillini sono garantisti

Inchiesta per usura bancaria sul periodo in Unicredit. Di Maio: "Lo sapevamo, l'abbiamo scelto lo stesso"

Polemica su Savona indagato Ora i grillini sono garantisti

Una vita tra cda, atenei e politica senza una macchia. Poi, a 82 anni quasi compiuti, l'ingresso nel governo. E a tempo di record arriva l'iscrizione nel registro degli indagati. Così ora Paolo Savona, ministro per gli Affari europei (e mancato ministro dell'Economia) nel governo gialloverde, si ritrova coinvolto nell'inchiesta della procura di Campobasso che indaga sull'ipotesi di usura bancaria. A inguaiare il professore, il suo ruolo di vertice a Unicredit dopo la fusione con Capitalia nel 2007. Pur non avendo competenza sui tassi di interesse, come hanno spiegato fonti del suo entourage, i magistrati molisani lo indagano come «atto dovuto». Innescando un'alzata di scudi in sua difesa delle componenti leghiste e pentastellate del governo, con più di qualche imbarazzo da parte delle seconde, che come noto, in passato, si erano mostrate molto meno garantiste quando a finire nel mirino della magistratura erano membri di esecutivi di altri partiti.

Tant'è, ora il vicepremier Luigi Di Maio difende Savona a spada tratta. «È un'indagine che già conoscevamo», taglia corto. Per poi insistere: «Mi pare che (la notizia, ndr) fosse pubblica. Questa è una questione di atto dovuto nei confronti di Savona quando stava ad Unicredit». Solo un'indagine che «coinvolgeva tutto l'Istituto, è questo il punto - ribadisce il leader M5s - e detto questo, se noi conosciamo già un'indagine e abbiamo scelto Savona si va avanti». Ma la difesa senza incertezze da parte di Di Maio non ferma le polemiche e le accuse di «doppia morale» che piovono da più parti. Si fa sentire anche Matteo Renzi che su Twitter ringhia: «Sono un garantista. Per me il Ministro Savona, indagato, non deve dimettersi. Ma proprio per questo dico ad alta voce che Di Maio e i suoi devono vergognarsi. Per anni hanno massacrato persone e famiglie in nome di un giustizialismo vergognoso. Adesso usano la #doppiamorale». Duro anche il capogruppo Pd in Senato, Andrea Marcucci: «Ricapitolando per il M5s, la presunzione di innocenza vale per Raggi, Appendino, Salvini e Savona. Non vale per gli amministratori del Pd, per Matteo Renzi, per i parlamentari dell'opposizione».

Se le polemiche sono immancabili, il fronte a difesa di Savona è vasto e trasversale. Salvini, nel governo, difende il professore come «una delle persone più oneste d'Italia» e smentisce ogni ipotesi di passi indietro o dimissioni («Non ci penso neanche», taglia corto il numero uno del Carroccio), ma anche fuori dal Palazzo il ministro trova solidarietà. Pure quella del presidente di Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani, che parla di «procedure medievali» sul tasso usuraio, «frutto di complessi calcoli che colgono sempre di sorpresa banchieri e bancari, sempre a posteriori, senza nessun elemento intenzionale». Tanto che l'indagine a carico di Savona, per Sforza Fogliani, «indagato perché amministratore, ma senza alcuna competenza sui tassi di interesse, è un fatto che deve far pensare». Anche il senatore azzurro Maurizio Gasparri è garantista, e a Savona non dice «di gettarsi dalla Rupe Tarpea, come avrebbero fatto i suoi compagni di strada grillini». Eppure il neo presidente della Giunta per le autorizzazioni caldeggia comunque le dimissioni di Savona. Ma solo «perché lui, persona sicuramente competente e dall'importante curriculum, ha solo da rimetterci a stare insieme a Di Maio e co.

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