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Poletti rottama anche la sua "Ape social" Troppo rischiosa la guerra tra poveri

L'esecutivo rinvia i decreti attuativi per carenza di fondi. La furia della Cgil

Poletti rottama anche la sua "Ape social" Troppo rischiosa la guerra tra poveri

Roma Un'altra riforma di Matteo Renzi si avvia verso una mezza rottamazione. L'Ape (anticipo pensionistico), ossia il provvedimento che dovrebbe smussare le asperità della legge Fornero, dovrebbe diventare operativa dal prossimo primo maggio, ma ancora persistono incertezze sulle risorse e sulla platea beneficiaria.

Secondo quanto previsto dalla legge di Bilancio 2017 chi, entro il 31 dicembre 2018 avrà raggiunto i 63 anni, potrà ritirarsi dall'attività lavorativa con un anticipo fino a 3 anni e 7 mesi. Le uscite possibili sono due: quella volontaria tramite il prestito pensionistico erogato da banche e assicurazioni che dovrà essere successivamente rimborsato in rate ventennali una volta raggiunta l'età pensionabile. Il decreto attuativo non è stato ancora emanato. C'è poi il cosiddetto Ape social, interamente finanziato dallo Stato che ha stanziato 300 milioni per il 2017 per coloro che necessitano di tutele (disoccupati di lungo corso, cassintegrati, disabili e lavoratori con familiari disabili) e che prevedono di ricevere un assegno di entità non superiore ai 1.500 euro lordi mensili.

Secondo alcune indiscrezioni riportate da Corriere.it, il governo starebbe pensando di restringere ulteriormente la platea perché, rispetto ai 35mila lavoratori potenzialmente interessati dall'Ape social, le risorse sono insufficienti. Ecco perché, pure per questa tipologia di pensionamento flessibile è in ritardo il decreto attuativo. Non a caso l'incontro ad hoc tra il ministro del Lavoro Poletti e i sindacati continua a slittare perché il quadro non è del tutto chiaro. L'esecutivo starebbe pensando di stabilire delle graduatorie per dare la precedenza a chi ha più bisogno. La legge di Bilancio specifica che per avere diritto all'assegno i disoccupati non solo devono aver conseguito almeno 30 anni di contributi ed essere da almeno tre mesi senza ammortizzatori sociali. Tale discrimine porrebbe questa categoria in pole position per l'accesso al beneficio rispetto ai disabili che, invece, possono usufruire di altri trattamenti assistenziali. Tale stato di cose crea una sorta di competizione tra le categorie svantaggiate che indispettisce non poco il sindacato. Senza contare che se le domande pervenute saranno superiori alla copertura economica l'accesso all'Ape social sarà rinviato in base all'ordine cronologico di presentazione delle domande e dell'interruzione del rapporto di lavoro.

Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha sollecitato l'esecutivo a fare presto. «Il governo aveva garantito che i tempi di applicazione delle norme sarebbero stati rispettati. Deve quindi darsi una mossa perché la scadenza di maggio è un impegno di legge», ha ribadito infastidita dall'ennesimo rinvio. Ecco quindi che quella che doveva risultare la carta vincente per la vittoria di Renzi al referendum costituzionale rischia di passare alla storia come l'ennesimo pastrocchio naufragato per la mancanza di risorse. Sulla falsariga del Tfr in busta paga che veniva tassato ad aliquota marginale.

GDeF

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