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"In politica tutti si spiano Nel M5s aree di dossieraggio"

L'esperto di intelligence: «Attività segrete da parte di singoli parlamentari grillini. Possibili file sul Carroccio»

"In politica tutti si spiano Nel M5s aree di dossieraggio"

Milano L'«intelligence del Movimento» la definisce Stefano Buffagni, sottosegretario di Stato, braccio destro di Luigi Di Maio e uomo delle nomine per il M5s nelle partecipate pubbliche. «Buffagni non è l'ultimo arrivato nel Movimento, se usa quelle parole non lo fa di certo per caso. E le dirò, la cosa non mi sorprende affatto» confessa Aldo Giannuli, storico ed esperto di intelligence a cui ha dedicato diversi libri (ultimo Come i servizi segreti stanno cambiando il mondo), per lungo tempo sostenitore del M5s da cui si è dissociato più recentemente.

Scusi Giannuli, le sembra normale che un partito di governo faccia delle non meglio precisate «attività di intelligence»?
«Ma è la prassi di tutto il sistema italiano, e non solo italiano. Ha notato come si azzuffano quando bisogna scegliere il presidente del Copasir, il comitato parlamentare che vigila sui servizi segreti? Ci sarà una ragione no? Le ripeto, ormai è la prassi politica quella di fare corposi dossier su personaggi di rilievo, avversari, o anche alleati».

Alleati di governo, come i ministri e sottosegretari della Lega?
«Non mi sorprenderebbe se il M5s lo facesse. C'è semmai da chiedersi se è un'iniziativa personale di un singolo onorevole che fa dossieraggio oppure è il Movimento. Io non escluderei un'attività, anche di carattere difensivo di dossieraggio, da parte dei singoli parlamentari o dirigenti del M5s».

Però Buffagni sembra parlare più di una struttura organizzata e non clandestina.
«La sua è un'obiezione plausibile, ma non abbiamo elementi per saperlo. Sicuramente qualcuno ha fatto attività di spionaggio di questo tipo. Non dimentichi che il Movimento Cinque stelle è molto poco strutturato, non è come il vecchio Pci che aveva un Comitato centrale, una commissione di controllo, le sezioni di lavoro, e quindi ogni cosa passava da più filtri. Qui abbiamo a che fare con un circo equestre senza organismi di controllo, per cui si alza il capo politico ed espelle una persona dal movimento».

Oppure chiede «dei dossier su tutti, anche su di noi...», come dice il sottosegretario della Lega Giancarlo Giorgetti.
«Abbiamo appena scoperto, perché ce lo dice il Garante della privacy, che il sistema Rousseau (la piattaforma che gestisce tutte le votazione dentro il M5s e conosce tutti i dati dei parlamentari e degli iscritti al Movimento, ndr) non è sicuro, è stato oggetto di hackeraggio ed è facilmente penetrabile».

Quindi?
«E quindi credo che Davide Casaleggio sia più vittima di attività del genere che attore. Poi è tutto possibile, la mano sul fuoco non la metto su nessuno».

Riassumo se capisco bene: singoli parlamentari del M5s hanno accesso ad informazioni riservate e fanno dossier su personaggi politici, senza un controllo centrale su questa attività di intelligence.
«È un'interpretazione, ma ripeto non abbiamo elementi definitivi su questa vicenda».

Non è grave che si parli di dossier su alleati, tra cui anche il ministro dell'Interno?
«Certo che è grave, ma che lo facciano loro non è più grave rispetto al fatto che lo facciano o lo abbiano fatto già altri. Il problema qui è che abbiamo chiuso gli occhi sulla vulnerabilità del sistema perché lo sviluppo dei mezzi di comunicazione che ha reso tutto più facile: intercettare mail, hackerare un sito, ascoltare telefonate. Non serve più un'agenzia investigativa, basta poco e si riesce. Stiamo sottovalutando i pericoli che derivano da questa situazione. E a dire quanto non si stia capendo niente lo dimostra il fatto che il M5s ha votato contro la normativa che stabilisce delle regole sul Web, parlando a vanvera di rischio censura su internet. Lo hanno fatto senza sapere che invece ora c'è il Far West sulla Rete. Fatto sta che la politica funziona così, e prima o poi verranno fuori storie abbastanza deprimenti.

Perché tutti spiano tutti».

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