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Politiche familiari, nel confronto con l'Europa siamo ultimi

In Francia, Germania, Filnandia e Regno Unito sono davanti a noi nelle politiche per la famiglia. Fare figli all'estero conviene

Politiche familiari, nel confronto con l'Europa siamo ultimi

Inultile fasciarsi la testa se l'Italia ha un tasso di natalità così basso che non riescre a sopperire ai decessi. Non c'è da stupirsi se abbiamo 8,5 bambini ogni mille abitanti, ben al di sotto della media europea e staccati di diversi punti dai Paesi più avanzati nelle politiche familiari. Sono dati Eurostat: l'Irlanda ne ha 15 ogni mille, la Francia 12,3, il Regno Unito 12,2, la Svezia 11,8 e il Lussemburgo 11,3.

Il motivo di queste tendenze è semplice. Mettere al mondo i figli in Italia è sconveniente, nel resto d'Europa si trovano dei paradisi fiscali. Soldi, politiche lavorative per le neo-mamme, assegni familiari decenti, asili nido aziendali e sostegno alle fasce più povere. Solo l'Italia sembra non capirlo.

Francia

Uno degli esempi più eclatanti è il Paese d'Oltralpe. Le mamme francesi fanno 2 figli a testa in media. Ecco perché. Tutto parte dal bonus bebè. Se Renzi regala 80 euro al mese ai nuovi nati nel 2015, la Francia fa arrivare nelle casse familiari 185 euro al mese più un premio da 927,61 euro alla nascita. Si chiama "Prestazione di accoglienza del bambino", viene elargito dopo il quarto mese di gravidanza (in modo da permettere di sostenere le spese iniziali) e dura fino a 3 anni di ètà. Poi ci sono gli assegni familiari per chi ha due figli (129 euro al mese aggiuntivi), per chi ne ha tre (296,53 euro) e chi va oltre ne ottiene altri 166,55. Bisogna anche ricordare gli assegni per l'educazione dei figli handicappati e l'assegno giornaliero di presenza parentale, che permette ai genitori di assentarsi dal lavoro per assisitere i figli (51 euro se solo un genitore, 43 se entrambi). Si può anche richiedere l'integrazione di libera scelta di attività (CLCA) e la prestazione condivisa di educazione del bimbo (PrePare) che copre lunghi periodi di assenza dal lavoro o permette di ridurne gli orari (insieme significano 392 euro al mese, 146 se part time superiore a 50%). Infine, lo Francia mette a disposizione anche fondi per ottenere un aiuto per baby sitter e custodia del bimbo.

Germania

Qualche anno fa anche la Cancelliera Merkel ha dato il via ad una rivoluzione vera e propria. Ovvero il diritto a un posto in asilo ad ogni bambino che vive in Germania. Lo Stato deve garantire un posto all'asilo, se non lo fa la famiglia può far ricorso e entro tre mesi deve essere trovata una sistemazione in asili comunali o privati. Poi ci sono 184 euro al mese di Kindergeld (per i primi due bambini, che diventano a 190 e 215 per i successivi nati). E a luglio è stato attivato anche l'ElterngeldPlus, che assicura congedi parentali flessibili: 24 mesi di assenza retribuiti finno all'ottavo anno di età o assegni speciali per il lavoro part time.

Portogallo

Senza andare troppo lontano nel tempo, quest'anno il Portogallo ha approvato nella legge finanziaria la possibilità per i comuni di abbassare le tasse sulla casa in base al numero di figli. È una parte del "quoziente familiare" tanto richiesto anche in Italia. I sindaci potranno ridurre le tasse di un 10% alle familgie con un figlio, del 15% a chi ne ha due, del 20% a chi invece mette al mondo più di tre pargoli. È ovvio, infatti, che le famiglie numerose debbano acquistare case più grandi in relazione al numero di figli. In altri stati, come l'Italia, vengono penalizzati per questo.

Finlandia

Qui il 32% del Pil è riservato alle politiche sociali. Certo, le tasse sono alte ma per una buona causa. Storica è la baby box, una scatola piena di vestiti, coperte, calzini, pannolini in stoffa e lenzuola che aiutano la famiglia nei primi giorni di vita del bimbo. La cassetta poi può anche essere usata come culla per far dormire il nuovo nato. L'ente di previdenza sociale, la Kela, invia la scatola per tutti i bambini senza alcuna discriminazione e se non la si vuole si può chiedere che venga convertita in un buono da 140 euro. Gli assegni per i bebè, sono più alti di quelli italiani, durano fino ai 17 anni di età e aumentano all'aumentare del numero dei figli. Sono 104 euro alla prima gravidanza, 115 per la seconda e 146 per il terzo nuovo nato e via crescendo. Se il genitore è da solo, si aggiunge un bonus forfettario di 48 euro al mese per ogni bambino. Infine, dieci mesi di maternità retribuita e assegni giornalieri per l'assistenza ai figli (24 euro è il minimo).

Gran Bretagna

Qui i benefici sono maggiormente standardizzati. Il Child Benefit va a tutti quelli che fanno un figlio, con l'unico limite di 50 mila sterline di reddito, soglia oltre il quale si riduce la quota settimanale elargita dallo Stato. Si parla di 20,70 sterline settimanali per il primo figlio e altre 13,70 per i successivi. Normalmente dura fino ai 16 anni di età, ma se il giovane decide di studiare il tempo limite si allunga fino a 20 anni. Poi ci sono i crediti di imposta (Child Tax Credit, in base al reddito fino a 122 sterline a settimana per il primo figlio, poi 210 con due), i voucher per l'infanzia (55 sterline a settimana in base al reddito) e una sovvenzione per la scuola pubblica (155 sterline a settimana fino a 15 anni, che diventano 266,15 per i figli seguenti). Infine l'indennità per la maternità (maternity allowance), per cui le neo-mamme ricevono 139,58 sterline a settimana per 39 settimane.

Il confronto con l'Italia fa arrossire.

Di vergogna.

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