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"Politics" crolla, share a picco Scappano 600mila spettatori

Il talk show di Semprini in caduta libera è sceso al 2,67%. E la Rai dà un premio ai manager scelti dal dg renziano

"Politics" crolla, share a picco Scappano 600mila spettatori

A questo punto, lo si può decretare. L'esperimento Politics, il nuovo programma di approfondimento realizzato al posto di Ballarò, è da considerarsi fallito. Certo, sono andate in onda finora solo quattro puntate, ma l'andamento degli ascolti è chiaro: l'altra sera lo share è sceso fino al 2,67 per cento con una media di soli 682.000 spettatori, 600.000 in meno rispetto alla prima puntata del 6 settembre. E un terzo di quanto realizzato da DiMartedì (6,8% con 1.232.000 spettatori) dove la coppia Floris-Giannini se la ride di gusto, prendendosi le rivincite sulla casa-madre, la Rai, che li ha lanciati come conduttori televisivi proprio nel talk di Raitre e poi li ha lasciati andare via. Anche se - va precisato - gli ascolti del programma di Floris non sono perfettamente confrontabili con quelli di Semprini perché DiMartedì dura molto di più e quindi raccoglie più share. Infatti la scelta, di per sé coraggiosa, di diminuire a solo un'ora e mezza la durata del talk, si è dimostrata uno dei motivi degli scarsi risultati. Oltre al fatto di risultare senza mordente, senza notizie e inchieste di forte richiamo.

I vertici Rai, almeno per il momento, non considerano l'ipotesi di cambiamento di orario o di chiusura del programma. Certamente ci sarà un ripensamento, un tentativo di rianimazione. In ogni caso, un grosso problema per la direttrice di Raitre Daria Bignardi e per Campo Dall'Orto. Le critiche più pesanti arrivano infatti dagli esponenti del Pd, il partito del Premier che ha scelto il dg: i senatori dem Salvatore Margiotta e Francesco Verducci, nonché il solito Michele Anzaldi che ha chiesto la testa dei responsabili.

Comunque, ieri, i vertici Rai avevano ben altro su cui riflettere. E cioè sui propri stipendi. Il Cda ha approvato all'unanimità il documento di autoregolamentazione che recepisce la legge che fissa a 240mila euro il tetto massimo di retribuzione per i dipendenti. Il testo della legge dovrebbe arrivare all'approvazione definitiva nei prossimi giorni, ma i manager Rai non si arrendono del tutto ad abbassarsi gli emolumenti (Campo dall'Orto si vedrebbe decurtare lo stipendio annuo di ben 400mila euro). E infatti, nel contempo, hanno individuato un numero di dirigenti (una decina), che potranno andare oltre quella cifra usufruendo di premi (per un massimo di 50mila euro). E chissà come mai, le «posizioni apicali» scelte sono quasi tutte quelle arrivate in Rai negli ultimi mesi, assunte da Campo Dall'Orto che ha fatto praticamente piazza pulita della vecchia dirigenza. Si tratta, tra gli altri, dei capi della finanza e dell'area tecnologica, l'amministratore delegato di Rai Pubblicità, il direttore del coordinamento dei palinsesti, il capo delle risorse umane, l'amministratore delegato di Rai Cinema, il direttore dell'area legale, il direttore dell'area comunicazione. Inoltre, per i dirigenti editoriali (esempio i direttori di Raidue e Raitre) assunti a tempo determinato è prevista una possibilità di aggiungere allo stipendio un massimo del 30 per cento. Salvare alcuni stipendi alti non sarebbe neppure sbagliato perché la Rai, come ha spiegato la presidente Maggioni in Commissione vigilanza, resta un'azienda ibrida, pubblica e privata, che deve concorrere sul mercato. Il fatto è che agli stipendi dovrebbero seguire i risultati.

Tra l'altro una domanda rimane nell'aria: il tetto vale anche per gli artisti? Cioè: a Carlo Conti, Fabio Fazio, Antonella Clerici e via dicendo verranno tolti i cachet milionari e dati solo 240.000 euro? In men che non si dica farebbero la valigie... L'emendamento Calderoli alla legge sull'editoria (cinque righe in tutto) non lo chiarisce.

Si vedrà.

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