Cronaca internazionale

La polizia uccide un giovane. A Parigi scoppia la rivolta

Nanterre, 17enne senza patente non si ferma all'alt. Freddato da un agente, ora indagato per omicidio

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È bastato un episodio, ancora tutto da chiarire, per riaccendere la rabbia nelle banlieue a nord-ovest di Parigi. Partendo da Nanterre: dove martedì un 17enne senza patente alla guida di un'auto gialla fiammante si è rifiutato di fermarsi all'alt della polizia e un agente ha sparato a bruciapelo uccidendolo. Il contagio è stato immediato. Proteste, prima nella cittadina a 10 km dalla capitale francese; poi altre violenze, auto e cassonetti incendiati nei sobborghi vicini, da Asnières, Colombes, Suresnes, Aubervilliers, Clichy-sous-Bois fino a Mantes-la-Jolie, dove tra martedì e mercoledì è stato dato alle fiamme e «completamente distrutto» anche il municipio.

Ma cos'è davvero successo a Nanterre? Un controllo finito male o il sintomo di una violenza sistemica delle divise? In un video che ha fatto il giro dei social si vede uno dei due poliziotti tenere sotto tiro il giovane. L'agente grida: «Ti sparo in testa». Poi il colpo esploso, quando l'auto riparte urtando uno dei due motard. Finisce contro un palo, e Nahel M., 17enne alla guida, muore poco dopo l'intervento dell'ambulanza. Il poliziotto - un 38enne decorato nel 2021 - viene subito interpellato dall'Igpn. L'inchiesta è per omicidio. La custodia cautelare ieri è stata prolungata. L'altra indagine è invece sulla condotta del 17enne, già schedato per piccoli reati. «Questo gesto mi preoccupa e mi sconvolge», ammette il prefetto di polizia di Parigi Laurent Nunez. E a BfmTv racconta: il veicolo, segnalato per una serie di infrazioni, si è rifiutato di obbedire all'alt, poi è stato bloccato nel flusso del traffico e c'è stato un tentativo di controllarlo. È stato a quel punto che l'autista, che aveva spento il motore, ha riavviato l'auto ed è partito, ed è stato in questo momento che l'ufficiale ha utilizzato l'arma ferendo Nahel all'addome. «Prenderemo decisioni per sospendere l'agente se verranno mosse accuse contro di lui», annuncia il ministro dell'Interno Gérald Darmanin.

Ma s'infiamma pure il dibattito parlamentare. «Nessun poliziotto ha il diritto di uccidere se non per legittima difesa», twitta il leader de La France Insoumise Jean-Luc Melenchon. «Siamo all'americanizzazione della polizia», denuncia la leader degli écolo Marine Tondelier. E dopo la reazione di Emmanuel Macron insorge anche il sindacato di polizia; stavolta contro l'Eliseo, giudicato troppo severo nei commenti.

Così ha parlato Macron, cercando di raffreddare il clima: «Esprimo il cordoglio della nazione alla famiglia di Nahel, un adolescente ucciso è inspiegabile e ingiustificabile». La legge francese (che potrebbe tornare in discussione) dice che un agente può sparare solo se si sente in reale pericolo. Il sindaco di Nanterre si affida a un timido appello alla calma. Inascoltato.

E ieri altri disordini in città. E mentre la madre del ragazzo annuncia una marcia «bianca» per oggi, davanti alla prefettura (ma poi in video esorta a «una rivolta per mio figlio»), la tragedia scuote pure il mondo dello sport fuoriuscito dalla banlieue. L'attaccante del PSG e della nazionale francese Kylian Mbappé si dice «addolorato per la mia Francia, situazione inaccettabile». Stessa musica dal difensore del Barcellona Jules Koundé: «Situazione tragica». Anche l'attore Omar Sy, diventato star del cinema dopo un percorso da profugo somalo in Francia, tuona: «Che la giustizia possa onorare la memoria del ragazzo». Si contano intanto gli arresti nella tra martedì e mercoledì: 31 a Nanterre, 48 auto bruciate, 24 agenti feriti. Scene da guerriglia urbana che hanno riportato alla memoria le notti del 2005 in cui le banlieue si sollevarono contro l'allora ministro Sarkozy che disse di volerle ripulire dalla «racaille» (feccia). Nonostante i segnali di appeasement di Macron, che ha chiesto al ministro Olivier Klein di incontrare la madre del ragazzo, Darmanin ieri ha quindi mandato altri 2mila agenti a nord-ovest di Parigi. In Senato, la premier Elisabeth Borne evoca un «intervento chiaramente non conforme» della polizia. Il numero uno lepenista Jordan Bardella difende la presunzione di innocenza. E la gauche è pronta alla piazza: il 2022 è stato un anno record (13 morti) per il rifiuto di fermarsi all'alt.

Le «fughe»? Una sessantina ogni giorno.

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