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Poliziotti sotto tiro sui social. Ma il ministero non reagisce

Estremisti e ultrà su Internet per schedare gli "sbirri". Via Arenula chiede riservatezza, il sindacato insorge

Poliziotti sotto tiro sui social. Ma il ministero non reagisce

Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia ha emesso una circolare con cui dirama un'allerta per possibili ritorsioni nei confronti delle forze dell'ordine. Nel documento si legge che si è appreso «dell'esistenza del sito Caccia allo sbirro, gestito dal partito di matrice comunista Al servizio delle masse popolari e dei loro diritti democratici, per mettere alla gogna gli agenti, usando il sistema Tor». Si spiega ancora che il sito «prevede un'apposita sezione dove inserire immagini e dati degli appartenenti delle forze dell'ordine definiti picchiatori degli operai». Le foto e i dati degli agenti «potrebbero essere estrapolati dai social network», per cui il dipartimento ammonirà «il personale dipendente in merito all'assoluto divieto di divulgare notizie relative ai servizi in cui sono impiegati», o di postare foto in divisa, provvedendo a sanzioni disciplinari e penali laddove le regole siano infrante.

Il sito «Caccia allo sbirro», in effetti, è ben conosciuto. Fu messo online nel 2009 con foto di poliziotti in servizio in varie città e poi oscurato proprio perché ritenuto un pericolo per le divise. Nel 2013 quattro appartenenti ai Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo) andarono a processo per istigazione a delinquere, diffamazione e violazione della privacy perché ritenuti vicini al sito internet. Ma furono assolti. Ultimamente qualcuno ha messo di nuovo la pagina online e pare che l'intelligence abbia monitorato strani movimenti.

Peraltro, da qualche tempo, c'è un proliferare di gruppi social e siti internet che si schierano chiaramente contro le divise. Si va dalla pagina Facebook «Siamo contro gli abusi della polizia italiana» a «Ultras liberi», che posta frasi offensive nei confronti dei «carabinieri, degli sbirri, dei giornalisti e delle tv», oltre a divulgare frasi del tipo «la camionetta un giorno brucerà e il celerino dentro morirà» o ancora «Celerini depressi? Suicidatevi!». E poi, ancora, «Sbirro, no grazie», «Più birra, meno sbirri» e «A.c.a.b» (acronimo inglese di «Tutti i poliziotti sono bastardi»).

«Questo - spiega il segretario generale del Sappe (sindacato autonomo di polizia penitenziaria), Donato Capece - è un momento in cui tutti sparano addosso alle forze di polizia e le aggressioni quotidiane ci dimostrano che sembra quasi diventato uno sport nazionale scaricare qualunque cosa addosso alle divise. Non so chi stia giocando a depotenziare le forze di polizia, ma il rischio è molto alto. Credo che questa guerra alle forze dell'ordine debba cessare perché non porta da nessuna parte».

Il segretario generale del Sap (sindacato autonomo di polizia), Gianni Tonelli chiarisce: «Sono ormai anni che dico che esiste un partito dell'antipolizia e degli allergici alle divise».

Si tratta di «gente interessata solo a portare il caos nel Paese, fiancheggiata dai radical chic», aggiunge rimarcando che «è ora di dire basta all'assenza della politica e alla legittimazione di attacchi vergognosi verso chi lavora ogni giorno per garantire la sicurezza dei cittadini».

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