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La polo come miniabito: il grande slam di Lacoste

New York Il grande slam della moda di New York è tutto per Felipe Oliveira Baptista, il trentacinquenne designer portoghese che dal 2010 disegna Lacoste. Il marchio del coccodrillo, simbolo universale di tennis ed eleganza sportiva, sfila a New York proprio nel giorno della storica finale Pennetta-Vinci agli US Open di Flushing Meadows. E il giovane designer fa sfilare una serie di capi con le bandiere olimpiche che determinano i tagli oltre ai cromatismi dei diversi modelli. Si tratta di un lavoro ai confini dell'arte che celebra anche la decisione del brand di vestire la squadra olimpica francese per le imminenti olimpiadi di Rio de Janeiro. Un altro set vinto da Lacoste? Senza dubbio, ma il più importante è quello della collezione per la prossima estate: una serie di proposte che vincono e convincono su tutti i fronti. La polo diventa miniabito, dalla visiera scende una cappa in seta-paracadute, il trench di lui diventa un divino abito da sera per lei e sulla tuta da ginnastica con crop top al posto della felpa compare il numero 27, l'anno dello scorso secolo in cui Renè Lacoste vinse Wimbledon. Sempre ispirata al tennis e allo sport con incursioni nello stile spaziale di Courreges e nell'inconfondibile costume da super eroina di Wonder Woman, la collezione di Giulietta ha qualcosa di non finito. Sembra quasi che l'adorabile designer Sofia Sizzi, fiorentina di stanza a New York con un pedigree stilistico di tutto rispetto, stia cercando una nuova identità senza per altro uscire dalle sue interessanti ossessioni per l'estetica modernista e i suoi opposti. Il risultato è carino, ma a volte non basta. Tra il pubblico Nicoletta Mantovani. Tutta diversa ma godibile in ogni sua parte la sfilata di Custo Barcelona chiamata «slow» perché ogni pezzo è costato ore di lavoro e di fatica nell'assemblaggio di innumerevoli grafismi e materiali in un affascinante forma di caos: molto più maturo e consapevole del solito. «Merito degli anni: io ne ho 58, faccio questo mestiere da 35 e da quasi 20 sfilo qui a New York» sostiene Custodio Dalmau, vero nome dell'irresistibile designer spagnolo che stavolta ha incrementato gli sforzi sull'universo maschile. Meno riuscita del solito la collezione Polo di Ralph Lauren presentata sulla terrazza del Mc Kittrick Hotel, un vecchio albergo dimesso in cui da anni va in scena Play No More , una performance teatrale che coinvolge tutto il pubblico. I modelli sono tutto quello che il grande Ralph ama e sa fare meglio di chiunque altro (l'abito maschile con panciotto per lei, le sahariane, lo stile college ipercolorato e l'Upper East Side di New York) in materiali e confezioni molto più cheap.

Il risultato è di nuovo carino, ma anche e soprattutto in questo caso carino non basta.

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