Politica estera

Polonia, ora Tusk punta al governo

Arrivato secondo, il centrista filo-Ue pensa a una coalizione con "Terza Via" e "Sinistra"

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Vincitori, ma non vincenti per governare. Le elezioni in Polonia, vinte con il 37% dal partito di Jaroslaw Kaczynski, Diritto e Giustizia (PiS) al governo da otto anni, raccontano di una svolta europeista data dalla possibilità che l'opposizione centrista guidata da Donald Tusk, giunta seconda con il 31%, abbia più possibilità di formare una coalizione alleandosi con altre sigle minori: Terza Via al 14% e Sinistra all'8%. In tutto circa 248 seggi su 460 in Parlamento, sufficienti per formare un governo filo-Ue e distante dal sovranismo del (fino a ieri) premier Mateusz Morawiecki. Passaggio che porta in dote anche una serie di riflessi alla voce alleanze Ppe-Ecr.

Esulta per il risultato elettorale il leader del Ppe, Manfred Weber, secondo cui con Tusk la Polonia è tornata: «Mi congratulo con Donald Tusk, che ora dovrà formare un governo che tutelerà gli interessi della Polonia e farà dello Stato un partner collaborativo con l'Ue. Tutti possiamo rallegrarci del fatto che la Polonia sia tornata». L'eurodeputato tedesco Terry Reintk, co-leader dei Verdi al Parlamento europeo, si aspetta che la Polonia diventi «un partner costruttivo e che il cambio di governo rafforzi la sua posizione in Europa». Kaczynski ha dipinto il suo rivale come un burattino di Berlino e Bruxelles e ha promesso di mantenere le forti politiche anti-immigrazione del suo partito, mentre chi ammette la sconfitta è Slawomir Mentzen, numero uno del partito di estrema destra polacco Konfederacja (al 7%) secondo cui «questo risultato elettorale è il mio personale grande fallimento». Il PiS ha raccolto molti consensi nell'est della Polonia e nelle campagne, mentre nell'ovest e nei centri urbani l'opposizione ha fatto meglio. Tusk è riuscito a mobilitare quella fetta di elettorato che non votava, come dimostra l'affluenza alle urne del 72,9%, che si è rivelata la più alta di tutte le precedenti elezioni parlamentari o presidenziale in Polonia.

Entro un mese dovrà essere costituito il nuovo Parlamento ed eleggere un presidente, in seguito il presidente Andrzej Duda designerà il primo ministro, che entro due settimane dovrà ricevere la fiducia in aula. Di fatto il nuovo governo polacco, se i dati fossero confermati, potrebbe essere di matrice popolare ma aprendo a larghe intese anche con la sinistra, preoccupazione espressa da Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr al parlamento europeo: «Mi auguro che nella complessa trattativa per formare il prossimo esecutivo, a nessun partito di centrodestra venga in mente di portare al governo della Polonia la sinistra uscita sconfitta dalle elezioni».

Sullo sfondo restano i temi prettamente politici, posizionati in bell'evidenza al tavolo a cui siedono Varsavia, Bruxelles e anche Berlino con cui da tempo è in piedi una contrapposizione ideologica. Il riferimento è allo sblocco dei fondi del Recovery Fund tramite il raggiungimento di alcuni obiettivi alla voce diritti e legalità. Inoltre le relazioni con la Germania, principale partner commerciale della Polonia, sono complicate anche per via della richiesta di risarcimento per 1.

300 miliardi per i danni bellici della seconda guerra mondiale avanzata dal governo polacco.

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