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Poltrona a Padoan, Milano fregata

La tentazione: scambiare l'Eurogruppo per l'Ema

Poltrona a Padoan, Milano fregata

Roma - Una poltrona europea che dura quattro anni per un ministro italiano in carica, in cambio della rinuncia alla sede permanente di una agenzia Ue, che porterebbe prestigio e un indotto miliardario alla città scelta per ospitarla. Che, nella fattispecie, è Milano.

Tra gli scenari scatenati dalla successione al presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem c'è anche questo. Il politico olandese sta lasciando la presidenza dell'organismo di coordinamento dei ministri finanziari dell'area euro. Nella girandola dei nomi di chi si è candidato a prenderne il suo posto è finito anche il ministro dell'Economia italiano Pier Carlo Padoan.

Che Padoan stia da tempo cercando un approdo internazionale lontano dalla politica italiana è una voce che circola da tempo. Che il successore di Dijsselbloem - «falco» socialista olandese finito agli onori delle cronache italiane quando in un'intervista a un media tedesco accusò gli stati del Sud di spendere i soldi in alcol e donne - possa essere un altro socialista è un dato di fatto, anche se non un dogma.

Quello che finora non era emerso è che il governo in questi giorni stesse valutando due alternative: puntare tutte le fiches sulla candidatura di Padoan all'Eurogruppo oppure concentrarsi sulla candidatura di Milano a sede centrale dell'Ema, l'agenzia europea del farmaco. Perché una cosa esclude l'altra.

La voce circola a Bruxelles e ieri la notizia è finita nel supplemento economico di Repubblica. Mentre la Lombardia concede l'uso del Pirellone per l'organismo Ue e tutte le istituzioni locali si spendono al massimo per dimostrare le qualità tecniche della candidatura di Milano, a Roma il governo sta valutando se valga la pena rinunciare all'Ema per mettere Padoan all'Eurogruppo.

Se Milano dovesse perdere, sarà per scelte politiche. Come quelle che teme Guido Rasi, direttore esecutivo dell'Ema intervistato oggi dal Giornale nelle cronache milanesi. Scelte politiche europee sicuramente, nel senso che ci sono candidature che sono rimaste in campo anche se tecnicamente meno valide. Ma anche scelte politiche nazionali. Decisamente miopi, se si considera che l'Ema potrebbe portare a Milano un indotto valutato in miliardi di euro, una spinta alla ricerca e almeno 3.000 nuovi posti di lavoro.

Ieri, alla riunione dell'Eurogruppo che si è tenuta a Bruxelles, la nuova puntata sulla successione a Dijsselbloem. Il ministro Padoan pare abbia perso punti. Anche perché ci sono le elezioni in primavera e la successione è prevista per la fine dell'anno. Anche la vicinanza al Partito socialista europeo è diventato un ostacolo, viste le cattive performance elettorali della sinistra in tutta Europa.

Padoan resta comunque in corsa. Tra le candidature, spicca il lussemburghese, Pierre Gramegna, liberale e moderato. Poi il francese Bruno Le Maire. In crescita lo slovacco Peter Kazimir. Candidati anche il maltese Edward Scicluna, il portoghese Mario Centeno e il belga Johan Van Overtveldt.

Alla Lombardia, e a tutta l'Italia, conviene tifare per uno straniero.

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