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Pomezia, il sindaco M5S contro la stampa locale: "Parlo solo via Twitter"

Fabio Fucci, neo sindaco grillino di Pomezia, resterà in "silenzio stampa" fino al 31 agosto

Pomezia, il sindaco M5S contro la stampa locale: "Parlo solo via Twitter"

I giornalisti non sono graditi in Comune. Tanto meno chi si permette di esprimere opinioni in merito. E il sindaco 5 Stelle di Pomezia Fabio Fucci dichiara il "silenzio stampa" fino al 31 agosto. "Fino a quel giorno - dice il primo cittadino del comune industriale alle porte di Roma - le comunicazioni dell’amministrazione saranno veicolate esclusivamente attraverso i canali istituzionali (sito, facebook, twitter). La stampa potrà servirsi di questi per svolgere il proprio lavoro". Alla faccia della libertà (di stampa). Una sporca faccenda che ha davvero dell’incredibile e che nasce (quasi come una vendetta) "dopo le polemiche seguite alla vicenda sollevata dall’Associazione Stampa Romana", scrive in un comunicato a dir poco paradossale il sindaco.

Una storia nient’affatto nuova per l’amministrazione (allora targata Pd) che tempo addietro vietò l’ingresso nella sede comunale a una giornalista de il Messaggero, Moira di Mario, "colpevole" di non scrivere sotto dettatura. Casus belli, questa volta, un incontro fra sindaco e giunta con una delegazione di occupanti di alloggi popolari. Due giornaliste, Martina Zanchi e Giulia Presciutti, con tanto di passi alla mano (a Pomezia l’iscrizione all’ordine non basta) attendono la fine della riunione. Improvvisamente vengono avvicinate da agenti della polizia municipale e fatte allontanare. L’ordine impartito da un assessore, Veronica Filippone. "Le colleghe hanno chiesto invano un incontro - scrive l’Associazione Stampa Romana - per capire i motivi della decisione. Hanno tentato di far valere il diritto di cronaca, ma sono state allontanate. Quello di ieri è solo l’ultimo, grave episodio che ha colpito i colleghi. Il 12 giugno, durante un momento di tensione generato in consiglio comunale per la protesta di alcuni lavoratori, è stato insistentemente chiesto ai giornalisti dal presidente del consiglio comunale, Renzo Mercanti, di spegnere le telecamere. Tutti i cronisti si sono rifiutati. Precedentemente diversi colleghi sono stati oggetto di pesanti attacchi da parte della maggioranza a 5 Stelle". Stampa Romana continua: "Il libero accesso dei giornalisti, nei limiti previsti dalla legge, alle sedute dei consigli comunali e a tutte le iniziative pubbliche di un Ente Locale, è garantito a tutela del diritto dei cittadini a essere informati e dalla legge sulla trasparenza degli atti amministrativi. L’assessore di Pomezia ha perpetrato un abuso impedendo alle colleghe di esercitare il loro diritto-dovere di croniste, esattamente come avvenne nel settembre del 2008 ai danni di un'altra giornalista, fatta allontanare dalla precedente amministrazione comunale. L’Associazione Stampa Romana, nell’esprimere la sua solidarietà alle colleghe, si appella al sindaco di Pomezia perché intervenga, censurando l’operato della Filippone. L’Associazione chiede inoltre al sindaco di garantire, d’ora in poi, la piena agibilità professionale ai colleghi che seguono le sedute del consiglio comunale e ogni iniziativa".

Lunedì la "rappresaglia" del primo cittadino: un mese di silenzio stampa. E a quando il confino? Ogni commento sarebbe superfluo se non fosse che qualcuno, così facendo, non rispetta diritti sanciti dalla nostra Costituzione. O, forse, non li conosce affatto. Solo così si possono "giustificare" le altre parole scritte sull’ultimo comunicato stampa della giunta Fucci. "Non esistono categorie con particolari privilegi - conclude il sindaco -. I giornalisti non hanno maggiori diritti degli altri cittadini: di conseguenza possono accedere agli uffici comunali esclusivamente se invitati o su appuntamento. Annuncio che presto saranno installate due nuove bacheche comunali che l’amministrazione utilizzerà per informare direttamente e senza intermediari i cittadini". Insomma, giornalisti professionisti considerati “intermediari” dell’informazione? La risposta, oggi, in una nota congiunta di tutti i cronisti del territorio: "Fino al 31 agosto nessuna notizia relativa all’attuale giunta comunale sarà pubblicata dalle testate locali. Riteniamo l’atteggiamento assunto da questa amministrazione fortemente lesivo della nostra professione e della libertà di informazione. Lo stesso sindaco, parlando di intermediari, dimostra di non conoscere il ruolo del giornalista. Non siamo dei passa comunicati ma professionisti riconosciuti dalla legge. Cerchiamo, analizziamo, descriviamo, scegliamo e valutiamo le notizie. Non intendiamo pubblicare comunicazioni istituzionali per le quali non avremo la possibilità, visto il silenzio stampa, di chiedere chiarimenti, come abbiamo sempre fatto quando lo abbiamo ritenuto opportuno. È degradante l'idea che la stampa, secondo Fucci, debba servirsi delle comunicazioni veicolate attraverso il sito, facebook e twitter. Per questo esistono le inserzioni pubblicitarie e il sindaco potrà acquistare tutti gli spazi che riterrà opportuno ai prezzi decisi dalle singole testate. Un atteggiamento lesivo che si riscontra anche quando il sindaco dichiara che i giornalisti sono come tutti i cittadini e, di conseguenza, potranno entrare negli uffici solo su invito o appuntamento. Se prima l’ignoranza si limitava nel non conoscere la legge che individua il giornalista quale professionista, in questo caso si allarga alla conoscenza della Costituzione italiana. Ai giornalisti si applicano tutte le disposizioni che in essa sono riconosciute a tutela dei cittadini ma, in più, i padri costituenti inserirono un articolo ad hoc dedicato solo all’informazione e ai propri operatori, l'Articolo 21, che specifica tutele particolari per chi svolge una professione fondamentale per la tenuta democratica di un Paese. Un impianto centrato sull’affermazione di principi volti ad arginare indebite interferenze dei pubblici poteri. I giornalisti sono anch'essi cittadini, come lo è il sindaco, ma nello svolgimento delle loro funzioni vanno oltre al proprio ruolo di semplice cittadino: diventano i narratori della realtà a beneficio di un pubblico più ampio e della democrazia. Per questo, per il giornalista non esistono privilegi ma diritti e doveri, gli stessi che ha un amministratore locale verso il giornalista stesso. Nascondere informazioni, renderne difficile l’accesso o fornirle, permettendo la narrazione di quanto accade, solo su invito o appuntamento è quanto di più grave possa verificarsi nei confronti dei giornalisti ma, soprattutto nei confronti dei cittadini a cui si toglie la possibilità di essere informati. Una stampa sotto controllo mette in pericolo la democrazia, come insegna la storia di questo Paese. Fino al 31 agosto continueremo a svolgere il nostro lavoro senza, però, dare voce al sindaco e all’amministrazione che sono in silenzio stampa. Un silenzio, per la verità, a corrente alternata rotto solo per comunicare sui social network. Facebook, twitter non sono canali istituzionali e negli anni hanno raccolto e pubblicato autentiche 'bufale' che gli autori sono stati costretti a smentire dopo poche ore. I giornalisti non hanno mai leso l'immagine, la carica del sindaco e delle istituzioni comunali. In attesa che termini il silenzio stampa, ci permettiamo di suggerire al sindaco e a tutta l'amministrazione una piacevole lettura estiva: la Costituzione italiana".

Per non dimenticare: proprio Pomezia è stata al centro di uno scandalo senza precedenti per una amministrazione locale. Tangenti a nove zeri pagate all’intero, o quasi, consiglio comunale. Il Municipio pontino viene azzerato in pochi giorni: 32 le persone arrestate, 27 amministratori in galera fra i quali il sindaco e la giunta. Rifiuti, tributi e acqua potabile: questi i filoni del maxi affare scoppiato all’indomani di una serie inquietante di attentati ai consiglieri “ingordi” o a quanti non si volevano piegare a un gioco troppo pericoloso. A Pomezia nel 2001 il denaro viene diviso proprio nell’auto privata del primo cittadino, come rivelano le microspie piazzate dai carabinieri. Tangenti pagate per lo smaltimento della spazzatura, per la privatizzazione della riscossione di Ici e Tarsu, per contribuire (sempre con il denaro pubblico) alla chiusura di un vecchio contenzioso fra il titolare dell’Arcalgas e la Regione Lazio. Il giro di mazzette distribuite ai componenti di tutti gli schieramenti spedisce in carcere anche quattro imprenditori e un criminale “comune”, assoldato per intimorire quanti potessero creare problemi e inceppare la macchina fabbrica soldi. Fortuna che, all’epoca, a raccontare la serie di fatti all’apparenza scollegati e inspiegabili di cronaca nera (auto di assessori e consiglieri saltate in aria) un manipolo di cronisti locali che mette in discussione la situazione.

A cominciare da quanto affermato in consiglio comunale dai futuri imputati per “giustificare” bilanci sballati e delibere “deviate”.

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