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Ponti consulente double face No Tav in Italia, sì in Svizzera

L'esperto ha lavorato pure per gli elvetici. Un suo studio li ha convinti a investire altri 10 miliardi sulle ferrovie

Ponti consulente double face No Tav in Italia, sì in Svizzera

Il «potere» della consulenza è ben noto nel mondo della finanza, molto meno al grande pubblico. La querelle di governo sulla Tav ha puntato i riflettori su questo mondo grazie alle virtù del professor Ponti che con la sua società Trt ha prodotto numerose consulenze in tema di trasporto ferroviario. E così se come guida del gruppo di lavoro dell'analisi costi-benefici il professor Ponti ha bocciato la Torino-Lione, le analisi elaborate dalla Trt (ma non firmate da lui medesimo) hanno affermato il contrario. L'elaborato, siglato con altre società, prodotto per la direzione generale Mobilità e trasporti della Commissione Ue magnifica il completamento delle linee di trasporto transeuropee inclusa la Torino-Lione, mentre quello preparato per l'Ufficio federale dei Trasporti conferma la lungimiranza elvetica nell'insistere sulla rotaia anziché sulla gomma.

«Quella non è una analisi costi-benefici, ma sull'impatto, che si basa su analisi di valore aggiunto, che nulla hanno a che fare con la analisi costi-benefici», si è giustificato ieri il professor Ponti sottolineando che quel tipo di valutazione «non misura i costi, ma il traffico, l'occupazione e l'impatto sulle imprese». Nulla da eccepire: uno studio di consulenza lavora in base alle richieste del committente. Nel caso della Confederazione elvetica (sempre in collaborazione con la Commissione Ue) la Trt, co-autore dell'analisi con la tedesca Sigmaplan, ha evidenziato che nel periodo 1999-2016 in Svizzera «i volumi del trasporto merci ferroviario transalpino sono aumentati del 56% con un forte incremento al Sempione (+282%), reso possibile grazie all'apertura della galleria di base del Lötschberg nel 2007 e grazie ai lavori di costruzione a sud della galleria del Sempione». La realizzazione del tunnel di base del Gottardo ha migliorato la situazione anche sull'altra direttrice. Ecco perché la Confederazione si prepara a ricevere il traffico merci proveniente dalla Francia e dai paesi dell'Est se l'Italia dirà no alla Tav e a creare sul proprio territorio una fitta rete logistica. Fino al 2035 il governo di Berna propone circa 200 interventi per un totale di 11,9 miliardi di franchi (10,5 miliardi di euro). In particolare si miglioreranno i collegamenti con la Francia e quelli che tramite la Germania o l'Austria portano verso Est consentendo di bypassare le Alpi. «Se la Svizzera riuscirà a giocarsi la partita del corridoio alternativo, il risultato sarà che l'Italia non avrà più una dorsale, avrà dei rami appesi ad altri Paesi», ha commentato il commissario alla Tav Paolo Foietta.

Eppure lo studio Trt sulle reti transeuropee evidenzia che il completamento dei collegamenti ferroviari determinerà al 2030 un incremento del Pil prossimo al 2% rispetto allo scenario base di previsione per molti Paesi tra i quali l'Italia. La nostra nazione, insieme a Francia, Spagna e Polonia «beneficerà della creazione di più di 100mila posti di lavoro» che nel 2040 dovrebbero diventare 140mila. Lo studio ricorda inoltre come l'Italia sia destinataria della maggior quota di investimenti per il completamento delle reti (21%) seguita da Germania 816%) e Francia (12%). E se non fosse sufficiente la riduzione dei tempi di percorrenza per il traffico passeggeri (-30%) e per quello merci (-44%), sicuramente non trascurabile è l'impatto sull'ambiente. Con il completamento della rete core Ten-T, della quale fa parte la Tav Torino-Lione, nel periodo 2017-30 l'Ue dovrebbe ridurre cumulativamente le emissioni di anidride carbonica di 26 milioni di tonnellate».

Per Di Maio tutto questo non vale niente.

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