Politica

Il popolo del Family day sfiducia Renzi in piazza

In due milioni contro le unioni omosessuali «Non ci faremo rottamare dal premier»

Massimiliano ScafiRoma I crociati, che si trascinano per l'arena con due pali messi a X. I bambini. I neocatecumeni. Le suore. I preti. Le famiglie. La trans Efe vestita da monaca e rimandata al mittente. Quelli che in pullman, sull'autostrada per Roma, dicono messa contro la legge Cirinnà. Quelli con sei figli e che si fanno un selfie. Quelli che sono venuti e che si fanno intervistare sotto il palco, come il ministro Galletti. Quelli che volevano venire ma insomma, proprio non potevano farlo, come Angelino Alfano, che riceve Massimo Gandolfini al Viminale e dichiara la sua «piena adesione all'iniziativa». Ed è un po' come tenere il piede in due staffe, o dare battaglia a se stesso. Perché il vero bersaglio della manifestazioni non sono le unioni civili e gli uteri in affitto, ma il governo Renzi.Un milione? Due milioni? Chissà. Comunque sono tanti, sono arrivati mille autobus e alle 14,30 il Circo Massimo trabocca. Un raduno pacifico, sicuramente cattolico ma politicamente trasversale, anche Casa Pound è stata «disarmata». «Questa piazza non fa guerra a nessuno», dice Gandolfini, che però subito dopo precisa. «Siamo due milioni, Renzi ne tenga conto». No quindi alla stepchild adoption, perché «bisogna di evitare la possibilità di adozione da parte di coppie omosessuali, perché la famiglia e soprattutto i diritti dei bambini vanno tutelati. Senza limiti, la nostra società diventa folle». No a tutta la legge, non esistono vie di mezzo: «Il decreto Cirinnà non è accettabile dalla prima all'ultima parola e si rende necessaria una operazione radicale. Non si tratta di mettere a posto qualcosina e cambiare tre o quattro paroline, il ddl deve essere totalmente respinto».Applausi, musiche, palloncini colorati. Striscioni contro il premier: «Vietato rottamare la famiglia», «Renzi ci ricorderemo», «I figli non sono un diritto». Gandolfini giura di non voler formare un nuovo partito, ma questo non significa che non voglia fare politica. Martedì in Senato inizieranno le votazioni sul testo della Cirinnà. «Noi vigileremo. Qui ci sono elettori di tutti i partiti. Al momento delle elezioni ci ricorderemo chi si è messo dalla parte della famiglia e dei bambini e chi no, rendendo possibile l'abominevole pratica dell'utero in affitto».Sotto il palco c'è un clima di rimpatriatata tra ex dc e centristi cattolici di vario tipo. C'è chi il centrodestra l'ha lasciato, come i casiniani e gli alfaniani, chi forse sta per tornarci come Gaetano Quagliariello, chi non si è mai mosso come Renato Brunetta. C'è un solo Pd, Mario Adinolfi: «Renzi deve ascoltare la piazza». E c'è un ministro in carica, Gian Luca Galletti, responsabile dell'Ambiente, che si vuole battersi contro la possibilità per gli omosessuali di avere figli. «Gay e lesbiche dovrebbero pensarci prima: sanno che, se mettono al mondo bambini con l'eterologa o con l'utero in affitto, questi bimbi cresceranno senza un genitore». Imbarazzo? Nessuno. «Sui valori non ci sono patti di maggioranza. Il Parlamento dovrà tenere conto che qui ci sono centinaia di migliaia di persone che testimoniano come sia radicato il valore della famiglia, intesa come l'unione fra un uomo e una donna».

E se invece passa la Cirinnà, si dimette? «E perché? Il decreto non è mica promosso dal governo».

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