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Il "populismo penale" dei gialloverdi

Il giurista Amodio in A furor di popolo: "Vogliono la carcerazione di massa"

Il "populismo penale" dei gialloverdi

Lo abbiamo letto e ci ha spaventato al punto che l'unico modo per dimenticarlo non rimane che parlarne. Si tratta di un libro che potrebbe diventare presto neologismo d'epoca, l'autobiografia di questo esperimento di governo. È infatti il primo tentativo scientifico, compiuto da un giurista, di dare un nome al programma giudiziario del M5s e della Lega. Ennio Amodio quel nome lo ha trovato ed è «populismo penale». L'autore è un professore emerito di procedura penale all'università di Milano e ha scritto sempre di materie giuridiche, dunque se ha avvertito il bisogno di occuparsi di attualità è solo perché ne ha afferrato la novità o forse la gravità. A pubblicarlo è la casa editrice Donzelli. Il titolo del libro è A furor di popolo. La giustizia vendicativa gialloverde e arriverà in libreria il 20 giugno.

Per Amodio lo scenario penale che si presenta oggi è un vero inedito italiano, «una regressione a modelli di penalità premoderni», perché «si concepisce la sanzione penale come uno strumento di collera e di ritorsione». La giustizia, insomma, come vendetta. L'idea che anima questo governo secondo il professore non è altro che quella del carcere come «medicina sociale» e della difesa legittima ma, attenzione, da intendere come gogna pubblica e furore. È così che si sta rendendo possibile l'impossibile ovvero far sposare un partito che è a favore della difesa privata (la Lega) e che quindi diffida del potere di difesa da parte dello Stato, con un altro (il M5s) che è invece il più tenace sostenitore della repressione di Stato. Da qui, la legge rinominata «Spazzacorrotti» che l'autore definisce il trionfo dell'estremismo punitivo, il falò di tutte le conquiste illuministe. È la stessa galera che subito dopo il crollo del ponte di Genova, il premier Giuseppe Conte, un professore di diritto (ma quale?), invocò per i vertici di Autostrade. Non chiese un processo regolare ma un plotone. Come spiega Amodio, con le nuove norme emanate da questo governo, la galera è stata estesa anche per reati contro la pubblica amministrazione, reati dove è possibile applicare regimi alternativi. La ragione, e torna la vendetta, è quasi sadica: infliggere «un assaggio di carcere». Per comporre questa analisi, Amodio è andato a riprendersi il contratto di governo e soprattutto il paragrafo dove si discute di «certezza della pena» prima di giungere alla conclusione che per M5s e Lega l'unica certezza «è quella di colpevolezza». Per il governo gialloverde anche reati come atti osceni in luogo pubblico e ingiuria andrebbero puniti con pene inflessibili: carcere! Una vera e propria passione per i penitenziari, anzi, una vera e propria «ossessione della penalità».

Tra le ossessioni c'è naturalmente la prescrizione fatta passare come una scappatoia per i delinquenti. Riformata e allungata, ma senza accorciare la durata dei processi, l'autore dimostra anche la scarsa conoscenza dei fenomeni giudiziari. La prescrizione, modificata dal governo, scatta infatti dopo la sentenza di primo grado ma è nella fase dibattimentale, che la precede, che molti reati si prescrivono. Come dire: inasprire sì, ma ciecamente. In questo nuovo e speciale codice penale, per Amodio, c'è una «litania del dolore» e l'orizzonte promesso non è altro che «una carcerazione di massa». Nel libro manca invece una riflessione che sembra opportuno riportare. È quella sulla Giustizia del ministro Alfonso Bonafede. In un convegno, Bonafede spiegò quale fosse la sua idea di giustizia: «Il percorso della giustizia inizia con le indagini, prosegue nel processo e si conclude con la condanna. Fine».

A volte, e speriamo che in questo paese possa accadere ancora, si può concludere anche con l'assoluzione.

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