Cronache

Porte aperte ai profughi (ma non a casa sua) È il buonismo di Alfano

Il buonismo del ministro degli Interni: nell'Agrigentino 301 migranti arrivati su una barca restano ormeggiati al largo

Porte aperte ai profughi (ma non a casa sua) È il buonismo di Alfano

Una situazione non più al collasso, ma già collassata da giorni. L'ondata di immigrazione che si sta abbattendo sulle coste della Sicilia è fuori controllo. Le strutture scoppiano, i posti sono finiti. E davvero non ci si può più stringere. La tensione sale e sta mettendo a dura prova i nervi di tutti. Non solo degli italiani. «Ieri ho incontrato Sarkozy il quale, da bravo politico che difende gli interessi nazionali ma crede nell'Europa, mi ha detto che dobbiamo sospendere Schengen», ha detto ieri sera Gianfranco Fini a Lilli Gruber in Otto e Mezzo su La7. Ancora secondo Fini bisognerebbe istituire il «blocco navale». «Renzi deve scendere dal pero ed essere decisionista in Europa come è decisionista in Italia: vada a Bruxelles a dire che non siamo più in grado di rispettare il trattato di Dublino».

Misure drastiche. Che non sembrano alla portata del governo. Né tanto meno del ministro degli Interni, Angelino Alfano, che ieri però ha trovato modo di scontrarsi con il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè. Al ministero non sanno che pesci prendere. Anzi, che barcone non prendere. E chiunque risponda ai telefoni della Capitaneria di porto o della in prefettura può dire una sola cosa: «Non sappiamo nulla». L'ennesimo carico di migranti: 301 persone. E non si sa dove metterli.

In principio, nella mattinata di ieri, destinati alla più vicina città di Porto Empedocle. Poi, contrordine: non si sbarca. Il centro d'accoglienza straborda, come del resto tutte le altre strutture della Sicilia. Certo, maliziosamente, sembra che la zona dell'Agrigentino riceva frequenti «grazie» da parte del Viminale e in particolare da Alfano. Ma il fatto che sia proprio la terra natìa del ministro, sicuramente, non ha nulla a che vedere con queste decisioni. «Spediamoli a Pozzallo», viene ordinato dai piani alti. Decisione che arriva dopo tre ore in cui la nave con a bordo i migranti viene lasciata in mare in balìa della totale disorganizzazione dell'emergenza. Nessuno sembra considerare che il Cpa del massacrato porto ragusano può contenere 180 persone. Ieri mattina ce n'erano 450 e 301 stavano per arrivare.

Il panico bussa all'ufficio del sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna. Situazione infuocata e telefoni bollenti anche in prefettura. Fino alle 17 i volontari della Protezione civile sanno che, dalla nave Fiorillo ancora a largo, scenderanno solo i migranti in pessime condizioni di salute. Pochi minuti dopo la Capitaneria di porto diffonde la notizia che tutto è pronto per lo sbarco dei 301 migranti. Ma, dopo neanche un'ora, contrordine. Di nuovo. La nave resta in rada davanti al porto di Pozzallo ma nessuno sbarco. Comincia la spola del personale medico a bordo della nave che ha recuperato i migranti. Ci sono siriani, somali ed eritrei. Una donna incinta e una bambina vengono trasportate all'ospedale di Modica per controlli. Alla cooperativa che gestisce i pasti del centro viene ordinato di preparare panini e acqua da portare sull'imbarcazione. Lo sbarco è previsto per l'alba di oggi, anche se è difficile, anzi, impossibile, immaginare dove verranno sistemati.

La prossima settimana Alfano vedrà a Roma il commissario Ue all'immigrazione, Dimitris Avramopoulos, al quale chiederà proprio un maggiore impegno a sostegno dell'Italia. L'ennesima richiesta, l'ennesime mani giunte, l'ennesima genuflessione ai piedi di un'Europa sorda, incapace di dare forma ad una soluzione.

Un po' come il ministero degli Interni.

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