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"Porti chiusi al riso asiatico" Il nuovo fronte del governo

Lo stop a Oriente di Salvini entusiasma gli agricoltori Coldiretti: nell'ultimo anno guadagni crollati del 58%

"Porti chiusi al riso asiatico" Il nuovo fronte del governo

«Dopo le navi delle Ong, potremmo fermare anche quelle che arrivano nei nostri porti cariche di riso cambogiano. Non distinguo tra barcone e barcone. Abbiamo finito di fare gli zerbini». Nel dibattito infuocato su immigrazione, Ong, porti e frontiere, irrompe come un fulmine, ma non a ciel sereno, una battaglia cara al neo ministro dell'Interno, Matteo Salvini. L'aveva detto pochi giorni fa alla Coldiretti a Torino e l'ha ribadito. Dopo il blocco alle navi straniere cariche di migranti, la promessa è di fermare un altro «carico» che entra senza dazi in Ue mettendo in ginocchio, come denunciano le associazioni, le imprese italiane: il riso proveniente da Paesi come la Cambogia finisce nel mirino di Salvini.

Un problema in realtà non nuovo all'Italia, che della questione ha investito l'Unione europea: a marzo la Commissione ha aperto un'inchiesta su volumi e prezzi delle importazioni da Cambogia e Myanmar dopo la presentazione da parte di Roma, con in calce le forme dei ministri Calenda e Martina e con il sostegno di altri 7 Paesi, di una domanda per l'attivazione della clausola di salvaguardia a tutela dei risicoltori europei. L'annuncio di Salvini rischia ora di superare l'iniziativa dell'Ue.

Si tratterebbe di un'azione più impattante rispetto alle discusse misure protezionistiche introdotte dagli Stati Uniti verso Cina, Canada e la stessa Europa. Significherebbe bloccare 1,3 milioni di tonnellate di riso lavorato e semilavorato che ogni anno arrivano in Ue. Infatti, dopo la liberalizzazione delle importazioni dai Paesi meno avanzati avviata nel 2009, negli ultimi cinque anni le quote di mercato di riso proveniente proprio dalla Cambogia sono salite al 21%. La Cambogia è diventata il primo fornitore del Vecchio Continente, con quasi la metà di importazioni totali di riso Indica in Europa, che di conseguenza ha visto ridursi la propria fetta di mercato.

Le ripercussioni più pesanti le ha avute l'Italia, primo produttore con 1,5 milioni di tonnellate coltivate da 4mila aziende, il 50% dell'intera produzione Ue. Per Coldiretti la situazione è «drammatica». Nell'ultimo anno sono arrivati in Italia 22,5 milioni di chili di riso da Cambogia e Birmania. Una cifra che nell'ultimo anno avrebbe fatto calare i prezzi riconosciuti agli agricoltori italiani fino al 58%. «Bisogna fermare le importazioni di riso asiatico a dazio zero che rappresenta circa la metà del riso importato. L'obiettivo - precisa Coldiretti - è fermare la possibilità di esportare verso l'Ue quantitativi illimitati di riso a dazio zero perché la crisi dei prezzi mette a rischio la sopravvivenza dell'intera filiera risicola europea». Si aggiunge la questione dei diritti umani nei Paesi esportatori: «Non è accettabile che l'Unione continui a favorire lo sfruttamento e la violazione dei diritti nell'indifferenza generale», denuncia l'associazione. Salvini viene accusato di «facile e falsa propaganda» da Maurizio Martina, ex ministro all'Agricoltura: «Il riso asiatico sbarca soprattutto nei porti del Nord Europa.

Andiamo ad affondare le navi lì?».

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