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Porti chiusi, Tav e flat tax. Il boom nei luoghi chiave

Da Lampedusa a Riace, fino al Veneto: il consenso per Matteo cresce dove ha imposto temi cari al centrodestra

Porti chiusi, Tav e flat tax. Il boom nei luoghi chiave

Suonali ancora, Mat. Gli slogan, se sono firmati Salvini, pagano bene alle urne. Quella dell'immigrazione, per esempio, è una canzone molto cara al leader leghista, che ci ha costruito buona parte del suo consenso, consolidandolo anche in terre dove il Carroccio non era certo radicato. E così nel generale trionfo leghista, il ministro dell'Interno si toglie la soddisfazione di stravincere anche nelle «terre dell'accoglienza», i luoghi simbolo dell'altra faccia della medaglia dell'immigrazione, battendo in trasferta quanti al contrario suo hanno impostato la propria carriera politica proprio sull'aprire braccia, porte e porti agli stranieri venuti dal mare. Ecco così che a Lampedusa come a Riace si abbatte il ciclone leghista, e l'isola-approdo di migranti, rifugiati e profughi si risveglia con il Carroccio primo partito, come pure nella città dei bronzi dell'ex sindaco Mimmo Lucano, simbolo vivente delle politiche pro-immigrazione e già entrato in passato in rotta di collisione con Salvini, prima e dopo essere finito indagato proprio per irregolarità nella gestione dei migranti. La nemesi sfiora la perfezione. A Lampedusa la Lega arriva al 45,85%, doppia il Pd, incassa tre volte i voti dei Cinque stelle, e Matteo viene scelto da 410 elettori, praticamente lo ha votato un isolano su tre. Vittoria schiacciante, alla faccia dell'accoglienza, persino sul medico dei migranti Pietro Bartolo, candidato nel Pd, che pure ha preso 250 voti e in Sicilia ha fatto boom, finendo eletto e raccogliendo da solo metà dei voti democratici. Stessa musica, come detto, a Riace, in Calabria. Qui basta «solo» il 30,75 per cento ad assicurare il podio al Carroccio davanti al M5s fermo al 27. E la medaglia brilla anche di più per il contesto, in un luogo simbolo delle politiche sull'immigrazione agli antipodi rispetto a Salvini. Premiato nelle urne proprio da chi con quelle politiche ha convissuto per anni. A rendere ancora più dolce il trionfo, per il leader leghista, è la vittoria nel «match» a distanza con l'ex sindaco, Lucano, che si era ricandidato, nonostante il divieto di dimora, per il consiglio comunale, nella lista civica «Il cielo sopra Riace». Finita terza e ultima per un solo, singolo, voto: quello fatale allo stesso Lucano, che rimane senza seggio. A imporsi, per le comunali, è «Riace Rinasce», lista civica sì, ma al gusto di Lega, che si aggiudica sindaco e 7 seggi su 10. Sull'immigrazione «adotterò il modello Riace e Lampedusa perché in democrazia funziona così, e quindi entra chi ha il permesso di entrare», gongola ora il «capitano», che oltre a essersi mangiato il Paese si prende la rivincita pure sui suoi temi-bandiera. Al sud come al Nord. Dove, al capitolo «grandi opere», la Lega ha stravinto in Val di Susa. Lì, nei mesi scorsi, a ogni apparizione, visita o comizio del leader leghista, che aveva assicurato di voler concludere l'opera, forzando la mano ai colleghi pentastellati, si moltiplicavano proteste e contestazioni dei No-Tav. Salvo che due giorni fa gli abitanti della Valle hanno scelto di premiare, alle urne, proprio il Carroccio. Primo partito praticamente ovunque, da Susa a Chiomonte, da Avigliana a Giaglione.

Ma il leader leghista è passato all'incasso sulla fiducia anche per la flat tax. Questa volta in Veneto, nel vecchio, caro Nord Est, territorio già dolce per la Lega.

Ma che, domenica, ha visto il Carroccio arrivare a percentuali bulgare: quasi il 50 per cento a livello regionale, con Salvini che da solo ha preso più voti (306mila) di tutti gli alleati pentastellati (220mila).

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