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"Poteri soltanto a un generale. Così si indebolisce la Difesa"

L'ex capo di Stato maggiore della Marina critica le mosse del governo: "Sistema meno efficace, ma più costoso..."

"Poteri soltanto a un generale. Così si indebolisce la Difesa"

Roma - «La nostra Difesa, così come è concepita nel Libro bianco, non è altro che un idrocefalo con la testa formata da una miriade di scatole cinesi costituite da Stati maggiori, agenzie, alti comandi che gravano su un corpo esile e senza forza»: l'ex capo di Stato Maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi, non usa mezzi termini. Ma assicura: «Non muovo attacchi politici. Considero però il Libro bianco pernicioso per l'efficacia delle forze armate, per il controllo democratico delle medesime e più in generale per l'interesse pubblico. Per questo trovo pericoloso tacere».

Qual è il problema?

«Parto dalla Marina: finanziamenti col contagocce e piano Brin sempre più diluito nel tempo. Così si fa perdere di efficacia l'investimento sotto il profilo funzionale. Ci sono poi le mancate assunzioni del personale civile anche agli arsenali di Taranto, Brindisi, Augusta e all'istituto Idrografico della Marina di Genova. Avevamo firmato, con la benedizione del ministro Pinotti, un protocollo per trasferirlo nel porto antico di Genova restituendo alla città il forte san Giorgio. Tutto fermo».

Che pensa dell'accentramento del potere nelle mani del capo di Stato Maggiore della Difesa previsto nel Libro bianco?

«Il Libro bianco genera nuovi alti comandi e posti da generale e ammiraglio. È chiaro che la cosa mi lascia perplesso, ma ancora più devastante è la concentrazione di tutti i poteri pregnanti nella figura di un solo generale: il capo Stato Maggiore Difesa. Non si è mai visto in nessuna parte del mondo che si affidi a un solo generale il controllo sia dei requisiti sia del flusso di cassa».

Perché si è arrivati a questo?

«È il prodotto di visioni di tipo culturale che fanno riferimento ad altri ambiti e logiche di potere».

Che vuole dire?

«Il capo della Difesa diventerà anche il presidente delle commissioni di avanzamento di tutti i generali (inclusi i carabinieri) e ammiragli. Potrà quindi decidere chi andrà avanti e chi resterà indietro e lo potrà fare anche per gli operativi che sviluppano la loro carriera sul campo. Le conseguenze? Le carriere premianti saranno quelle che si sviluppano dietro le scrivanie di via XX Settembre e si incentiverà la formazione di cordate trasversali tra ufficiali di vari gradi e armi. Riprenderanno vigore processi selettivi extraprofessionali, che faranno riferimento, purtroppo, a meriti di appartenenza a logge, eccetera».

E i capi delle varie forze armate?

«Non c'è giustificazione per cui io abbia la quarta stella, casa di rappresentanza, macchina di servizio, autisti, guardia del corpo, con il beneficio aggiuntivo di un periodo garantito di regno di tre anni, invece dei due attuali, se come prevede il capo secondo dell'articolato, mi vengono tolte le responsabilità più pesanti, per divenire un mero consigliere del Capo di Stato maggiore della Difesa. Alla fine non è un brutto affare, niente responsabilità, superemolumenti, autisti, eccetera per tre anni? Dov'è che si firma?»

Dove pensa si arriverà?

«Di fatto a un appesantimento generale della Difesa, a scapito di efficienza dei processi ed efficacia operativa. Il cittadino italiano sarà costretto a sobbarcarsi degli esorbitanti extracosti che peraltro non vengono quantificati».

Che pensa della chiusura della comunicazione da parte della Difesa?

«Credo sia un grande segno di debolezza e di mancanza di rispetto per i cittadini che hanno titolo di conoscere quello che fanno i loro figli, i loro fratelli, le loro mogli».

Lei è coinvolto nell'inchiesta Tempa Rossa. A che punto siamo?

«Preferisco non commentare.

Taccio e attendo».

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