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Una pratica egoista che umilia le donne

L'arrivo alla Camera della proposta di legge per introdurre il reato universale di maternità surrogata è l'occasione per una riflessione più approfondita sull'argomento

Una pratica egoista che umilia le donne

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L'arrivo alla Camera della proposta di legge per introdurre il reato universale di maternità surrogata è l'occasione per una riflessione più approfondita sull'argomento poiché le motivazioni per cui opporsi alla gpa sono tanto numerose quanto importanti. Lo sdoganamento di una pratica come l'utero in affitto rappresenta l'emblema di una società come quella occidentale contemporanea in cui il relativismo fa ormai da padrone e dove l'asticella di ciò che è consentito si sposta sempre più in là in sprezzo all'etica. Sostenere che affermare cosa sia o meno un comportamento etico costituisce qualcosa di relativo e difficile da definire, rappresenta per l'appunto un atteggiamento relativista. Chi invoca il concetto di libertà per giustificare la maternità surrogata sostenendo che due persone sono libere di poter acquistare un bambino, compie un ragionamento non solo egoistico ma anche profondamente sbagliato. Non si tiene infatti in considerazione che molte donne cedono il proprio figlio dopo averlo partorito a sconosciuti senza avere libertà di scelta ma costrette da situazioni socio-economiche difficili quando non disperate. Numerose donne in condizioni di povertà nei paesi africani come Kenya, Nigeria e Ghana oppure in Ucraina, non hanno altra scelta e finiscono spesso in mano a racket e sono costrette a vedere i propri figli venduti a ricchi occidentali. In questo caso chi difende la libertà delle donne? L'obiezione dei fautori dell'utero in affitto a questo ragionamento è che la Gpa è legale anche in paesi avanzati come gli Stati Uniti (seppur solo in alcuni stati). In questo caso però si dimentica un aspetto imprescindibile: la libertà del bambino e il diritto di crescere con i suoi genitori, un papà e una mamma, motivo per cui opporsi anche alla cosiddetta «surrogata solidale».

Peraltro chi sbandiera la libertà per supportare la causa dell'utero in affitto, la dimentica quando si riferisce alla libertà di parola e, anche sui temi etici, promuove un approccio illiberale nei confronti di chi esprime opinioni di stampo conservatore.

Il fatto che la maternità surrogata sia una pratica in primis contro le donne non è peraltro una posizione che si può ridurre solo a un'area conservatrice come testimoniano le proteste di numerose femministe che in questi anni si sono battute duramente contro la gestazione per altri. La posizione delle femministe è in questo caso di buon senso: non si può trattare una donna come un «mezzo di produzione di bambini» e «ordinare un bambino e saldarne il prezzo alla nascita significa trattarlo come un prodotto fabbricato e non come una persona umana. Ma si tratta giuridicamente di una persona e non di una cosa () Fare della maternità un servizio remunerato è una maniera di comprare il corpo di donne disoccupate che presenta molte analogie con la prostituzione», spiega la femminista francese Sylviane Agacinski. Inoltre, affermare che chi si oppone alla maternità surrogata lo fa perché contrario alle coppie omosessuali, è una falsità poiché la maggioranza delle gestazioni per altri sono compiute per le coppie eterosessuali. Oggi viviamo in una società in cui crediamo che tutto ci sia dovuto e che ogni cosa possa essere comprata in una deriva materialista e avaloriale che porta a conseguenze drammatiche e c'è chi arriva a pensare che si possa comprare o vendere una persona in sprezzo alla dignità umana.

Eppure un desiderio non è un diritto e non tutto ciò che vorremmo si può ottenere solo perché siamo disposti a pagarlo.

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