Politica

Il prefetto Morcone e Odevaine: nuova grana per Angelino

Dalle carte dell'inchiesta Mafia capitale spunta a ripetizione un nome che fa rumore. E che può creare imbarazzo al governo e al ministro Angelino Alfano in particolare. Il prefetto Mario Morcone è infatti l'uomo che al Viminale coordina tutte le politiche dell'immigrazione per conto del ministro. Non è indagato né accusato di nulla, ma nelle carte i carabinieri segnalano a più riprese «la particolare soddisfazione di Odevaine per l'avvenuta nomina del Prefetto Mario Morcone quale nuovo Capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione»

La soddisfazione di Odevaine, proseguono gli inquirenti, «trova ragione nel fatto che questi vanta una lunga conoscenza con il prefetto, come anche hanno denotato le conversazioni intercettate». In una di queste, tra l'altro, Odevaine addirittura sostiene, parlando con Salvatore Buzzi, di aver «sponsorizzato» lui la nomina del prefetto su quella poltrona: «Sì, no, perché poi io ho fatto un giro anche io su Morcone... perché ho capito che c'era quest'area perché la... l'emergenza è un casino e non sanno con chi affrontarla, Mario è esperto, è bravo, per cui l'altro giorno sono riuscito a fare un giro ( inc. ) su Renzi e alla fine ieri lo hanno nominato. Infatti mi ha chiamato proprio adesso per ringraziarmi». Anche due contatti del luglio 2014, per gli investigatori, sono un esempio dello stretto rapporto tra Morcone e l'ex vice capo di gabinetto di Walter Veltroni, divenuto uomo chiave per gli interessi della banda Buzzi nel business immigrazione. Il primo è un sms di Paolo Ragusa, legale rappresentante del Consorzio che gestiva il Cara di Mineo, invita Odevaine a un convegno sull'immigrazione, e gli chiede anche «la cortesia di agevolare il tentativo di fare venire il dottor Morcone». Il secondo è una reiterazione della stessa richiesta, avanzata il giorno dopo da una donna non identificata nelle carte, che chiama Odevaine «chiedendogli se il prefetto Morcone avrebbe presenziato al convegno in parola». In risposta, scrivono gli uomini del Ros, «Odevaine le assicurava di aver parlato col prefetto, che avrebbe voluto presenziare ma non poteva garantirlo stanti i numerosi impegni istituzionali».

Per gli inquirenti, insomma, il rapporto con l'alto dirigente del Viminale diventa una chiave di volta del potere del «facilitatore» che Buzzi teneva a libro paga, tanto che Odevaine, proprio per «la consapevolezza della forza di questa profonda conoscenza con il prefetto Morcone» aspira «a un impiego presso il ministero dell'Interno», in una posizione «ovviamente (...) creata ad hoc» che dovrebbe portargli un «duplice vantaggio». Ottenere un «diretto controllo sui Centri per l'immigrazione più importanti» in Italia, e dimettersi dall'incarico nel consorzio che gestiva il Cara di Mineo, del quale Odevaine si lamentava per i pochi soldi dello stipendio e perché comportava «la materiale presenza presso il Cara». Per il «facilitatore» era «na' specie di barzelletta, perché mi hanno assunto io devo andare a lavorare adesso!».

Ed è sempre Morcone, secondo quanto riferisce a Odevaine il suo collaboratore Addeo, a intercedere per l'assunzione nella Fondazione del «facilitatore» della figlia del deputato Pd Fabio Melilli, anche lui amico del prefetto, con Odevaine che pensa di assecondare la richiesta perché «fa sempre comodo (...) un legame coi partiti» (Melilli ha comunque negato che l'assunzione sia poi andata in porto). Anche quando Buzzi preme per creare due centri di accoglienza a Castelnuovo di Porto e a Cropani, si rivolge a Odevaine per «agevolarne l'apertura».

In particolare, scrive il Ros, «sfruttando il suo ruolo istituzionale nell'ambito del Tavolo di coordinamento», e «nel caso di specie attraverso le buone entrature con il prefetto Mario Morcone».

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