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La preghiera anti-Usa dell'ayatollah Khamenei: "Trump è un pagliaccio"

La Guida Suprema e la cerimonia davanti a migliaia di fedeli. Non accadeva dal 2012

La preghiera anti-Usa dell'ayatollah Khamenei: "Trump è un pagliaccio"

Beirut - L'Ayatollah Ali Khamenei, 80 anni, si è rivolto alla nazione dalla moschea Mosalla a Teheran, anche in arabo, invitando il mondo islamico a cacciare gli Stati Uniti dalla regione. «La più grande punizione per gli Stati Uniti è la sua espulsione», ha tuonato. L'ultima volta che ha guidato la preghiera è stato nel 2012, in occasione del 33esimo anniversario della rivoluzione islamica del Paese. Le preghiere del venerdì nella capitale sono un atto simbolico molto significativo di solito riservato ai momenti in cui la massima autorità iraniana desidera trasmettere un messaggio importante. Migliaia di iraniani hanno cantato «Morte all'America!» durante la celebrazione. E dopo anche per strada.

Khamenei ha criticato l'amministrazione «malvagia» del presidente americano Donald Trump. Ma ha precisato che gli attacchi missilistici iraniani in Iraq sono stati uno «schiaffo in faccia» agli Stati Uniti. Le forze d'élite al-Quds, che gli Stati Uniti hanno designato come un'organizzazione terroristica, sono invece secondo il leader una «organizzazione umanitaria con valori umani». E ha aggiunto che il funerale del generale Qassem Soleimani e la risposta militare iraniana sono un «punto di svolta nella storia». «Nelle ultime due settimane ci sono state giornate amare e dolci.

I due grandi avvenimenti dei funerali di Soleimani e del giorno in cui l'Iran ha attaccato le basi Usa - ha continuato - sono stati Giorni di Allah. I due episodi hanno mostrato che la volontà di Allah è continuare il cammino e conquistare la vittoria». Ali Khamenei ha poi espresso i suoi dubbi sulla diplomazia occidentale. «Ho detto sin dall'inizio che non ho alcuna fiducia nel dialogo con l'Occidente sulle nostre attività nucleari e nei gentiluomini che siedono ai tavoli negoziali e vestono guanti di seta sulle loro mani di ferro. Sono al servizio degli Usa. Il dialogo con loro è un inganno», ha ribadito. L'ayatollah ha chiesto poi «l'unità nazionale» e ha detto che i «nemici» dell'Iran - Washington e i suoi alleati - avevano usato l'abbattimento dell'aereo per mettere in ombra l'uccisione di Soleimani. «I nostri nemici erano felici per l'incidente aereo quanto noi eravamo tristi», ha precisato.

Subito dopo le manifestazioni contro l'establishment in seguito all'abbattimento per errore da parte dei Pasdaran del volo di linea ucraino, Trump ha inviato tweet in farsi e in inglese per supportare i manifestanti contro la Repubblica islamica. Ma non è tardato ad arrivare l'attacco di Khamenei. Donald Trump è un «pagliaccio» che finge di sostenere il popolo iraniano. C'è poi un altro giallo. Washington inizialmente ha affermato che nessun militare americano era stato ferito nei raid di Teheran contro le due basi irachene. Ora però ha comunicato che 11 persone sono state curate per commozione cerebrale dopo che avevano mostrato sintomi giorni dopo gli attacchi missilistici.

L'episodio dell'abbattimento del Boeing ucraino ha indebolito la posizione di Khamenei all'interno. Ci sono state proteste nel Paese, con i manifestanti che urlavano slogan contro di lui e lo hanno invitato a dimettersi. In queste ore circolano sui social anche delle vignette ironiche sul suo conto da account iracheni. Mostrano il leader supremo con in spalla un missile che sta per colpire un aereo o Khamenei dalle sembianze di un ratto che viene colpito da una grande ciabatta.

Anche Baghdad si unisce alle proteste di Teheran contro la dirigenza del Paese.

Nonostante la sferzata della guida suprema la Repubblica islamica resta a rischio implosione.

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