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La preghiera di Bagnasco: auspico il dialogo con l'Isis

Devono essere condannati e isolati. Da tutti: per primi dai musulmani. Sono uomini che agiscono con cuori non da uomini. Uccidono barbaramente nel nome di Dio: sono le parole ieri di Papa Francesco. Ma il dialogo deve rimanere aperto, sempre. Il dialogo con l'Isis è «auspicabile». La seconda voce della Chiesa è quella del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova. Non si deve andare verso la guerra, ma sempre nella direzione della «speranza», azzarda il capo dei vescovi, e del resto il cristianesimo non potrebbe fare altro adesso: mai odio contro odio. Sembra la speranza impossibile in questo momento di orrore. Il professor Umberto Veronesi, nell'immediatezza degli attentati di Parigi, è stato attaccato sui social anche con violenza, linciato a colpi di tweet. Ma è un'idea che, per quanto estrema, utopistica, e passibile di rifiuto totale o derisione, deve essere portata avanti da qualcuno, e quel qualcuno non può che essere il mondo cattolico. Di Isis e della strage di Parigi Bagnasco ha parlato prima in una lunga intervista al giornale di Genova, il Secolo XIX. Poi al programma Stanze Vaticane di Tgcom 24, ai cui microfoni ha spiegato: «Ci auspichiamo che sia possibile cercare il dialogo con queste persone e su questo auspicio tutti dobbiamo continuare ad avere speranza, e operare attraverso le vie che sono possibili all'intelligence e alla diplomazia». Questo non significa trattare, scendere a patti, cedere. La sopraffazione deve avvenire con l'isolamento, l'unità di condanna contro un nemico comune, la caduta delle ipocrisie da parte di chi biasima solo a parole e non nei fatti. Precisa Bagnasco: «Dev'esserci però un isolamento radicale di tutti i governi». Lo Stato islamico e i suoi adepti devono essere esclusi da ogni rapporto: «Forniture, armi, viveri, con una condanna reale, che è stata però solo verbale e non pratica». E qui l'appello sembra diretto al mondo musulmano troppo silenzioso. «Serve intanto chiarisce il presidente dei vescovi italiani una parola, una voce, unica, unitaria, alta e insistente di condanna di questa strage e dell'odio di questa barbarie imperante. Questa voce dovrebbe alzarsi da tutto il mondo, indistintamente».Bagnasco l'aveva ripetuto anche al Secolo: «Sono certo che non tutto il mondo musulmano approvi questi atti di brutalità, ma chi dissente sembra non avere sufficiente forza per dire una parola esplicita di condanna e di distanza»: un appello a quell'islam moderato che da più parti viene invitato a prendere posizione, e non solo a belle parole.L'accoglienza deve rimanere come prerogativa «culturale», oltre che cristiana, ma «non si può escludere che fra ondate di migranti possa esserci qualche infiltrato». E questa eventualità «aumenta l'obbligo di controlli doverosi, tempestivi e il più possibile sicuri da parte delle autorità competenti».

La «chiusura delle frontiere» potrebbe essere «una reazione immediata e temporanea», ma solo per un breve momento, «impensabile» come forma di opposizione all'Isis.

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