Politica

Il premier alla battaglia finale arruola anche le scolaresche Fuoco contro il M5s su Roma

Ai giovani Pd: «Dobbiamo prendere tutte le scuole». Botta e risposta con la Raggi

Il premier alla battaglia finale arruola anche le scolaresche Fuoco contro il M5s su Roma

Roma Chi ricorda ancora i Brutos, e quel Gianni che prendeva montagne di schiaffi, per poi giurare alla fine che conservava ciononostante buona cera, «ottima direi/cera Grey»? Probabilmente non Matteo Renzi, il premier che vuole «rovesciare il Paese con un click» per avere delle «prospettive clamorose» nei prossimi vent'anni (come ha promesso, anzi minacciato, alla scuola di formazione politica dei polli di batteria pidina). Attenzione, dunque: è scattato l'«ottobre rosso» di Matteo, che non fa mistero di giocarsi il tutto per tutto in due mesi, al grido di battaglia: «Non avete ancora visto niente».

Una strategia che promette armi letali (per gli italiani) e punte di delirio mai raggiunte prima. Anche perché gli schiaffoni sonori del vecchio Napolitano sui suoi errori e l'addio di un gran vecchio come Reichlin bruciano forte sulle gote del Pinocchietto di Palazzo Chigi, i sondaggi mostrano il «sì» in rotta come le divisioni di Hitler, e persino il prudentissimo Alfano ora ha cambiato linea: «Comunque andrà, il governo resta». Intanto la Boschi si sente troppo isolata, per cui Matteo chiama alla propaganda l'intero governo. Bisogna riconquistare gli statali scossi dalla riforma Madia e i prof alle prese con le follie di quella Giannini. «Ho bisogno soprattutto dei più giovani, che vadano nelle scuole in modo capillare, ciascuno di voi faccia 20 comitati, bisogna prendere tutte le scuole del vostro territorio, la partita è nelle vostre mani», dice Matteo, manco si rivolgesse alla Hitlerjuegend.

Ma come diavolo parla, oramai, il premier? «La paura di perdere sta portando Renzi a forzare la mano», nota Renato Schifani. Mentre i grillini irridono allo stato confusionale causato da Napolitano, e l'ex ministro Matteoli scopre il bluff del ponte di Messina (non verrà stanziato alcun fondo nella prossima legge di Bilancio, conferma il ministro Delrio) Renzi vuole mobilitare il Parlamento per modificare l'Italicum entro ottobre, così da togliere «ogni alibi», dice. «Una mossa da disperato all'ultima spiaggia», chiude la porta l'azzurro Brunetta. «Non accetteremo alcun confronto in merito alla legge elettorale prima del 4 dicembre». Il motivo è, tra l'altro, anche palesemente «tecnico»: una cosa sarà calibrare le modifiche a riforma bocciata, altra se la riforma passasse (anche perché neppure è previsto un sistema elettorale per il Senato, nell'Italicum).

Ma nella martellante propaganda dal bunker, il premier non dimentica i nemici prediletti, vicini e lontani. Agli ex «minorati dem» di Cuperlo ramoscello d'ulivo, con una direzione «per discutere di tutto», il 10 ottobre, e una manifestazione unitaria il 29 a piazza del Popolo. Agli invisi grillini, in particolare alla fragile Raggi, gli strali dell'irrisione. «Il problema non è che cosa fa la Raggi sul tetto, ma cosa fa quando scende». E poi: «La svolta di M5S era consegnare i rifiuti a una donna collegata agli uomini chiave di Mafia capitale». La replica del sindaco non si fa attendere: «Affari con Mafia capitale? Non siamo mica il Pd. I cittadini lo sanno, il sistema lo hanno creato loro».

Così, grazie a Matteo, pure Virginia finalmente ne imbrocca una.

Commenti